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Antonio Tajani: "All'Ue sarà Ursula bis e spero Meloni la voti. Nessun inciucio"

Dario Martini
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Sono giorni intensi di lavoro per Antonio Tajani, sia sul fronte della politica interna che di quella estera.
Ha da poco terminato di rispondere al question time al Senato. Lo incontriamo nel suo ufficio da vicepremier a Palazzo Chigi. I temi sul tavolo sono molti. Non possiamo non partire da quelli europei.

Ministro Tajani, FdI sostiene che al momento non ci siano le condizioni per votare von der Leyen. La contrarietà della Lega è nota. Lei invece con Forza Italia è favorevole. C’è il rischio che i partiti che sostengono il governo si presentino divisi al Parlamento europeo?
«L’unità o meno a Bruxelles dei partiti di centrodestra non è un dogma. Anche l’altra volta noi votammo von der Leyen, FdI e Lega no. Eppure siamo alleati e siamo al governo assieme. La coalizione di centrodestra non si basa sul voto europeo dove apparteniamo a famiglie politiche diverse».

Lei però ha auspicato un dialogo della von der Leyen con i Conservatori...
«Certo, il dialogo è sempre auspicabile. Ma aspettiamo, mancano ancora quasi due settimane».

Quindi è ancora fiducioso che Meloni e FdI possano appoggiare von der Leyen?
«Meloni dovrà parlare come presidente del Consiglio per individuare il portafoglio da assegnare all’Italia e il governo dovrà indicare il commissario. Poi io mi auguro che alla fine si trovi il modo affinché Meloni voti von der Leyen. Comunque, precisiamo, è FdI che nel caso dovrà votarla. Ma c’è un altro aspetto importante».

Quale?
«L’accordo con i Verdi non c’è».

Però c’è quello con i Socialisti...
«Allora: dobbiamo capire che le istituzioni europee non sono uguali a quelle italiane. Sono diverse, con governi, con rappresentanti politici eletti in momenti diversi. C’è una maggioranza nel Consiglio dei capi di Stato e di governo e poi ce n’è un’altra nel Parlamento. Per scegliere von der Leyen si è fatto un accordo tra capi di Stato e di governo. Adesso bisogna trovare un’altra maggioranza in Parlamento per confermare Ursula e per eleggere Roberta Metsola. Se noi guardiamo la Ue come fosse Montecitorio sbagliamo. Poi consideriamo che con l’estrema destra non si allea nessuno».

Estrema destra è anche Le Pen? Il tedesco Merz (Cdu) ha elogiato la sua presa di distanze da Afd.
«Questo l’ho detto anche io, è un fatto positivo».

Ma il no di Forza Italia a Le Pen resta?
«Sì, resta. Noi siamo con i gollisti. Questo, intendiamoci, riguarda il Ppe. Detto ciò, chiunque vinca, io come ministro parlerò con chi rappresenta la Francia. Ma ribadisco: se non si capisce come funziona il sistema europeo si danno dei giudizi politici completamente sballati. Macron non ha vinto le elezioni in Francia, ma siede lui in Consiglio come presidente della Repubblica.
In Germania non hanno vinto i socialisti, ma c’è Scholz. Anche Sanchez ha preso meno voti in Spagna, ma decide lui in Europa. La maggioranza che c’è in Consiglio è diversa da quella in Parlamento. Bisogna combinare due maggioranze. Von der Leyen è il Ppe, e il Ppe ha vinto le elezioni. Io mi auguro che abbia un incarico di cinque anni. Poi c’è la Metsola. Infine Costa che dovrà fare il presidente del Consiglio europeo per due anni e mezzo, poi auspico che ci sia un cambio con un esponente del Ppe»

Quindi il modello del centrodestra italiano non è esportabile in Europa?
«Contano i partiti europei, non contano quelli italiani. Anche se mettiamo insieme tutti gli eletti in Italia sono comunque un decimo del Parlamento. Da soli non decidiamo niente».

C’è chi, come la Lega, che accusa il Ppe di lavorare ad un inciucio con i Socialisti. Cosa risponde?
«Non c’è alcun inciucio, che cos’è un inciucio? L’inciucio è quello a livello nazionale quando si va contro la volontà popolare. Parla gente che non conosce come funzionano i meccanismi europei. Mi rendo conto che è difficile spiegarglielo».

Se domenica in Francia vincerà Le Pen quali saranno le conseguenze in Europa?
«L’unica conseguenza che vedo potrebbe essere l’indicazione del commissario francese».

Per quanto riguarda la commissione, a cosa punta l’Italia?
«Un portafoglio di peso e una vicepresidenza».

Si fa il nome del ministro Raffaele Fitto come commissario europeo, è favorevole?
«Se mi viene chiesto un consiglio io dico Fitto. Farebbe molto bene, perché conosce tutti i meccanismi. Se non li conosci passi cinque anni a fare lo stagista».

Il presidente Mattarella ha messo in guardia dal rischio di un assolutismo della maggioranza. Salvini ha ribattuto che il pericolo è la dittatura delle minoranze. Chi ha ragione?

«Sono dell’idea che non bisogna fare polemica con il Capo dello Stato. Io non commento le sue parole».

I rumours su Marina Berlusconi che vorrebbe una Forza Italia più aperta sui diritti corrispondono a realtà?
«Marina Berlusconi non ha mai chiesto nulla. Lo sottolineo: non ha mai chiesto nulla sulla linea politica. È un’imprenditrice che stimo tantissimo, la considero un’amica. Silvio Berlusconi sui temi etici, dall’aborto all’eutanasia fino alle coppie di fatto, è sempre stato per assicurare libertà di coscienza. Partendo dignità della da un principio: la persona. In un partito liberale che vuole arrivare al 20% ci sarà chi è contro l’aborto e chi è a favore, chi si occupa di più dei temi Lgbtq+ e chi se ne occupa meno. Noi in Forza Italia non abbiamo mai dato ordini perentori su questi temi».

Come farete ad arrivare al 20%?
«Io voglio occupare lo spazio tra Meloni e Schlein. Voglio recuperare mondi che sono in attesa di un punto di riferimento che non hanno votato o che magari prima votavano la sinistra. Il centro di gravità permanente, citando Battiato. Schlein ha portato il Pd molto a sinistra. C’è chi si è sentito spiazzato, come Caterina Chinnici che è venuta con noi. Stiamo anche lavorando a una rete di sindaci civici che si possa aggregare a Forza Italia. Se tutti ci davano per finiti e ora siamo sopra al 10% significa che lo spazio c’è».

Lunedì c’è il Consiglio nazionale di Forza Italia. State preparando un’iniziativa sull’Autonomia?
«Lanceremo l’Osservatorio sulle Autonomie per verificare che l’autonomia differenziata sia applicata con criteri di equità e siano tutelati gli interessi di tutti i cittadini italiani, dai veneziani ai lombardi, ai calabresi e ai campani».

Vede un rischio antisemitismo in Italia?
«Tu puoi pure essere favorevole allo Stato palestinese ma ciò nonvuol dire prendersela con gli ebrei o non far parlare i giornalisti ebrei all’università: un rischio c’è».

Alla Camera sono state bocciate le mozioni della sinistra sul riconoscimento dello Stato di Palestina...
«Io ho fatto una proposta emendativa rivolta al Partito democratico: riconosciamo lo Stato palestinese a patto che i palestinesi riconoscano lo Stato d’Israele. Non l’hanno accettata».

Orban ha proposto una tregua a Zelensky.La vede possibile?
«Dovrebbe essere l’obiettivo, ma non si può pensare che la soluzione sia la resa dell’Ucraina».

Vede vicina una soluzione del conflitto?
«Vorrei vederla vicina».

Si parla molto di un ritiro di Joe Biden dalla corsa presidenziale negli Usa. Lei cosa ne pensa?
«Non bisogna infilarsi nelle questioni di Stati amici. Noi siamo amici degli Stati Uniti, che sono il nostro principale alleato a livello internazionale. Le relazioni transatlantiche sono la nostra stella polare, siamo le due facce della stessa medaglia. E la medaglia si chiama Occidente. Se legassi il mio rapporto con gli Usa a uno o all’altro verrebbe meno questo principio».

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