Sinistra italiana si scaglia contro Il Tempo ma non paga l'affitto. Ecco i conti non saldati
Il solito fracasso dei compagni. Sinistra Italiana, rispondendo a un articolo del quotidiano «Il Tempo», pubblicato sull’edizione di lunedì, non solo s’inventa un «contenzioso», di cui non s’è mai scritto su queste colonne, ma nei fatti conferma quelle morosità che riguardano il circolo romano di via Zabaglia, ovvero la famosa sezione di Testaccio, dove sono stati già ospitati Pci, Pds e Ds. Nessuno di loro, però, deve 102 mila euro all’Azienda Territoriale per l’Edilizia Pubblica che fa capo alla Regione Lazio), al contrario della forza oggi guidata da Fratoianni.
IL DEBITO DI TESTACCIO - «Da gennaio 2023 – appare nella nota inviata dal partito agli organi di informazione – è in corso una mediazione con l’Ater, durante la quale il circolo di SI ha proposto un rientro del debito». Bene sottolineare quest’ultima parola, pure se non vengono evidenziate le cifre. Più di qualcuno, infatti, vorrebbe sapere il perché di tale passivo, le causa per cui il principale partner di Avs, ha deciso di servirsi di un appartamento senza sborsare un euro. Perché un italiano qualsiasi deve sbarcare il lunario per pagare l’affitto e al contrario i nostri possono stare per anni in una proprietà senza dare un centesimo a chi di dovere?
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IL DEBITO DI MONTESACRO - Altro giallo, poi, quello relativo a via Val Chisone (Montesacro). In questo caso, la sinistra, nei fatti, smentisce quanto riferito dall’ex segretario capitolino di Sinistra Italiana Adriano Labbucci, che ci aveva rivelato come si stava cercando di risolvere la querelle, pur non avendola seguita direttamente. Il debito con l’Ater, in questo caso, viene evidenziato nel comunicato di chiarimento, è stato cancellato nel 2017, alla nascita di Si. Bene così, almeno in tale situazione, alla fine, hanno messo mano al portafoglio! Peccato che si evinca altro dai dati in possesso dell’azienda regionale, che sta cercando di fare chiarezza sui mancati pagamenti dei partiti, guarda caso tutti ascrivibili alla stessa parte politica, che pensa di potersi accasare in qualsiasi spazio pubblico e tenerlo per quanto gli pare, senza versare il dovuto alle casse dello Stato italiano.
LO SCARICABARILE - C’è, poi, la vicenda di via Silvano (Pietralata). Stavolta Si sostiene che la struttura non è mai stata e non è una sede utilizzata dal loro partito. Bordate, dunque, verso i loro presunti intestatari, ovvero i loro alleati che una volta si chiamavano Ds. L’Arci che tuttora lo occupa non avrebbe avuto alcuna risposta, dicono, per il cambio di proprietà. Infine, l’immobile di via del Peperino, sezione prima appartenuta a Rifondazione Comunista e poi passata a Sel.
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L’ACCUSA DI PROPAGANDA - Nonostante ciò, il nostro reportage viene definito una volgare campagna propagandistica, quasi come se chi accusa non avesse sbagliato, quasi come se fosse naturale per una forza politica non pagare quegli enti, che a causa delle loro mancate spettanze, non riescono a pagare i propri dipendenti, quasi come se chiunque potesse occupare la casa del vicino, senza che nessuno gli dica un bel niente. Il problema, però, che stavolta non si tratta di una campagna della destra, come dicono i soliti moralizzatori, ma piuttosto di una campagna di informazioni affinché i cittadini del Lazio e non solo sappiano chi paga gli spazi in cui effettuano le proprie attività e chi invece continua a fare il furbetto, a discapito della collettività. Stiamo parlando, d’altronde, di risorse preziose che potrebbero essere utilizzati per servizi ritenuti essenziali. Il partito degli ultimi è quello che tutela i poveri, non i ricchi, come una tal Ilaria Salis, che pur avendo uno stipendio da Paperone, grazie all’elezione al parlamento europeo, sente il bisogno di occupare case, che probabilmente non abiterà neanche.
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