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Francia, Le Pen studia da Meloni con la "strategia della rassicurazione"

Pietro De Leo
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È un Jordan Bardella elettoralmente inclusivo, quello che si presenta agli elettori all’indomani del primo turno delle legislative francesi, in cui Rassemblement National ha ottenuto il piazzamento di prima forza al ballottaggio che si terrà domenica. Con un intralcio, però: i macronisti e l’enorme compagnia di giro della sinistra, che mette dentro forze eterogenee, hanno stretto un patto di «non desistenza» in cui ognuno ritira il terzo piazzato al ballottaggio (in Francia funziona così, basta superare il 12,5% e si arriva al secondo turno) pur di favorire una forza alternativa ai Lepenisti. Dunque, le prime uscite di Bardella in vista dell’appuntamento decisivo vanno in questa direzione: allargare, rassicurare, de-ideologizzare la propria proposta politica. Un percorso sulla falsariga di quello compiuto da Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia nel nostro Paese. Dunque, l’under 30 che potrebbe essere il prossimo Primo Ministro d’Oltralpe ha rivolto una «lettera ai francesi» affinché compiano «la scelta di una svolta responsabile», agitando l’incubo di una «estrema sinistra» che «rappresenta una minaccia esistenziale per la Nazione francese». In questo senso, «non si può affidare il destino della Francia a questi incendiari che assumono una strategia di conflitto permanente».

 

 

Una linea che Bardella rincara sui social: «I francesi hanno due scelte. O l’alleanza del peggio e dell’estrema sinistra al potere. Oppure l’Unione Nazionale, la Repubblica e i suoi valori. sono quindi pronto a un dibattito con Jean-Luc Melenchon. I francesi vogliono chiarezza». Un altro passo verso la linea «rassicurante», l’ha compiuto con una dichiarazione che prova ad abbracciare una grande quota elettorale. «Tendo la mano a tutti gli elettori, di destra, centro, ma anche della sinistra più ragionevole».

Nel frattempo, si muove il pallottoliere. I risultati definitivi parlano di un Rassemblement che, in alleanza con il gollista Eric Ciotti (che detiene formalmente ancora la leadership dei Repubblicani nonostante il contenzioso in corso) raggiunge il 33,1%. Il Nuovo Fronte Popolare si colloca al 27,9%, mentre Ensemble, l’alleanza del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, si piazza sul 20. I gollisti che non si riconoscono nella linea di Ciotti invece vanno sul 6,5%. I conti del primo round vedono subito eletti 40 candidati di Rassemblement (tra questi Marine Le Pen), 32 del Nuovo Fronte Popolare e due macronisti. Ai blocchi di partenza per il ballottaggio, il Rassemblement ha 297 candidati in prima posizione, mentre il blocco della sinistra si piazza primo in 155, i macronisti in 62 e i Repubblicani (non seguaci di Ciotti) in 34.

 

 

Il patto di «non desistenza», peraltro, si va assestando. A ieri pomeriggio, Le Monde riportava che tra le varie forze opposte ai lepenisti 169 candidati arrivati terzi si sono ritirati. Si può decidere fino a stasera alle 18. Intanto, tra le due forze principali contendenti c’è una postura diametralmente opposta sulla questione Medio Orientale. Mentre domenica sera Jean-Luc Melenchon parlava in piazza con a fianco l’eurodeputata Rima Hassan kefiah-munita, dal ministro israeliano della diaspora Amichai Chiklier è arrivato un vero e proprio endorsement per Marine Le Pen. Se diventasse Presidente della Francia, ha detto il politico, sarebbe una notizia «eccellente per Israele». Chiklier ha riconosciuto la posizione intransigente della leader RN contro Hamas e l’antisemitismo. Marine Le Pen è «la leader di spicco che ha partecipato con la comunità ebraica alla marcia contro l’antisemitismo, a cui Macron ha scelto di non partecipare. Sarebbe ottimo per Israele se fosse presidente della Francia, dieci punti esclamativi».

 

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