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Soumahoro denuncia: “Insulti razzisti in palestra”. Ma i titolari lo smentiscono

Christian Campigli
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Aboubakar Soumahoro ha pubblicamente denunciato di essere stato appellato con insulti razzisti. «Neg*o che sei. Fai una bella vita tra palestra e noi ti paghiamo, questi sono alcuni degli insulti razzisti che ho ricevuto questa mattina a Roma da una ragazza che mi ha aggredito mentre mi allenavo in palestra e il suo amico riprendeva con lo smartphone. Un’altra persona, che ha assistito all’aggressione, ha dovuto interrompere l’allenamento perché disgustata dalla scena - si legge in una nota -. Ho segnalato subito il fatto alla direzione della palestra chiedendo il loro intervento. Ovviamente denuncerò alle autorità competenti questa vile e vigliacca aggressione».

 

 

Ampiamente prevedibile, il deprecabile gesto è stato il mezzo per dare giudizi sull'Italia. «C’è un clima di crescente razzismo nel paese sdoganato anche da parte di quelle forze politiche che, ogni giorno, inneggiano al fascismo e al duce - ha detto l'onorevole Dobbiamo resistere contro chi vuole fare tornare l’Italia indietro». Una storia che, nel pomeriggio di ieri, è stata smentita dai titolari della palestra frequentata dal parlamentare. Una vicenda che emerge il giorno dopo la decisione del tribunale di Latina. Che ha revocato gli arresti domiciliari per Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, e Marie Therese Mukamatsindo, suocera del parlamentare. Revocato al cognato Michel Rukundo l’obbligo di dimora. La decisione dei giudici, che hanno accolto l’istanza degli avvocati Lorenzo Borrè, che difende Murekatete, e Francesca Roccato, è stata presa alla luce del venir meno delle esigenze cautelari. Le accuse contestate a vario titolo e a seconda delle posizioni sono di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio. Le due donne, al posto degli arresti domiciliari dovranno recarsi ogni giorno a firmare presso la stazione dei carabinieri.

 

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