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Ue, Meloni punta ad una delega di peso e a una vicepresidenza. Tajani lancia Fitto

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L’obiettivo adesso è ottenere una delega di peso. Dopo l’astensione sul bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea e il ’no’ su Antonio Costa per il Consiglio europeo e Kaja Kallas come Alto rappresentante Ue per la politica estera, la partita per la premier Giorgia Meloni si sposta su un altro tavolo, ovvero la scelta del commissario italiano possibilmente con un portafoglio di primo piano e anche una vicepresidenza. Le opposizioni vedono il bicchiere mezzo vuoto e passano all’attacco. «È una necessità dell’Europa lavorare e lavorare bene con l’Italia, questo lo do per scontato. Io penso che l’Italia debba far valere il suo ruolo, debba far valere il suo peso», le parole dell’inquilina di Palazzo Chigi al termine del vertice di Bruxelles, a cui era arrivata criticando la «logica dei caminetti». D’altronde, la linea stabilita dopo il confronto con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, prevedeva in sostanza di non avallare l’accordo raggiunto fra Ppe, Pse e Renew sui top jobs. «Puzza di colpo di Stato», aveva sentenziato il leader leghista. «Non è il mio linguaggio. Queste parole non influiscono sul peso dell’Italia», la replica secca del segretario di Forza Italia.

 

 

Intanto, all’indomani delle nuove nomine a Bruxelles, Salvini attacca ancora: «Ennesimo gesto di arroganza, di mancanza di rispetto per i cittadini che hanno chiesto il cambiamento, da parte di Bruxelles e dei burocrati europei che hanno riconfermato la von der Leyen con una squadra con la sinistra e i socialisti che hanno fatto tanti danni in questi cinque anni». «Come Lega - prosegue il leader del partito di via Bellerio - stiamo lavorando per un grande gruppo alternativo che porti nei palazzi di Bruxelles la voglia di cambiamento che milioni di italiani e milioni di europei hanno chiesto con il voto». Poi, in serata, assicura: «La Lega può votare assolutamente di no al governo bis di von der Leyen. L’abbiamo promesso e lo faremo. Spero che altri non dicano di sì». Tornando al capitolo trattative, invece, Tajani chiarisce: «Le fa il presidente del Consiglio per conto dell’Italia, non per conto delle forze politiche che sostengono il governo. Nessuno pensa che al nostro Paese non spetti un portafoglio di grande importanza e una vicepresidenza della Commissione europea». Il vicepremier azzurro e ministro degli Esteri usa parole al miele nei confronti del collega di governo, Raffaele Fitto, che in questi quasi due anni di governo ha lavorato a stretto contatto a Bruxelles soprattutto per la rinegoziazione del Pnrr. «Sarebbe un commissario» europeo «eccellente», suggerisce Tajani. «Ha grande esperienza come ministro delle Politiche comunitarie e come parlamentare europeo» e a Bruxelles serve qualcuno che «conosce i meccanismi e gli uffici». La decisione - è la precisazione - «spetta al Consiglio dei ministri».

 

 

Le opposizioni non ci stanno. «Giorgia Meloni al Consiglio europeo ha condannato l’Italia all’irrilevanza rispetto al nuovo governo europeo», è il giudizio tranchant del presidente del M5S, Giuseppe Conte. E il leader di Italia viva, Matteo Renzi, sbotta: «La Meloni ha chiesto di votare Giorgia per contare in Europa. Gli italiani le hanno creduto: lei ha vinto le elezioni, noi no. Sono bastati venti giorni per capire che era tutta fuffa. Giorgia non tocca palla, l’Italia è più debole e l’Europa non cambia, purtroppo. Che autogol», Dal canto suo, i il dem Alessandro Alfieri, capogruppo del Pd in commissione Esteri al Senato, attacca: «Siamo nelle mani di un governo e di una Presidente del consiglio che sta portando alla solitudine del nostro Paese in Europa. L’Italia otterrà probabilmente un commissario di peso: ma non sarà il risultato dell’azione del governo ma solo del ruolo storico, sempre riconosciuto, del nostro Paese».

 

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