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Il Pd e quel vizietto di occupare le sedi: solo a Roma debiti per 740mila euro

Martina Zanchi
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Due piani di rientro in appena tre anni e una morosità complessiva accumulata dai circoli del Pd di Roma, nei confronti dell’Ater, che ha superato i 740 mila euro. Già, perché per anni - giustificandosi con le difficoltà a sostenere i pur bassi canoni di locazione - il Partito democratico non ha pagato per la gran parte dei locali di proprietà dell’ente regionale di cui può disporre nella Capitale. Ma quando la montagna si è fatta esageratamente alta, trattare con Ater è diventato inevitabile. Un primo piano di rientro risale al 2017 - governatore del Lazio era Nicola Zingaretti - ma poi nel 2020 l’allora tesoriere della Federazione romana, Claudio Mancini, chiese all’azienda di concordare una «rivisitazione dell’accordo transattivo».

 

Arriviamo al 2021. Con la sinistra ancora al governo della Regione, Pd e Ater hanno firmato un altro piano di rientro: oltre duecento rate su cui «spalmare» circa 487 mila euro di morosità. A quanto pare però, dopo l’accordo sul pregresso, 16 circoli hanno smesso di versare il canone di locazione corrente. C’è chi non ha versato più nulla mentre altri sono rimasti indietro solo di alcune mensilità, e le sedi virtuose sono eccezioni. Di conseguenza il problema si è ripresentato e, tra il 2021 e il 2024, il Pd romano ha accumulato altri 262 mila euro di morosità. A confermare la cifra è proprio il partito. Questa del resto è la somma alla base del nuovo accordo firmato nei giorni scorsi tra Ater e la Federazione capitolina dem, nel quale è stata inclusa anche la morosità del 2024. Il Pd, infatti, ha riconosciuto il debito e si è impegnato a pagare circa cinquemila euro al mese per poco più di quattro anni (51 mesi), più le rate da 1.700 euro della negoziazione 2021.

 

Ad annunciare l’intesa, siglata «in un clima di piena collaborazione con Ater», è stato martedì il segretario romano del Pd, Enzo Foschi, secondo cui «il Pd di Roma ha sempre ritenuto di dover tornare in pari con Ater e oggi finalmente siamo riusciti a sottoscrivere questo accordo che ci consente di dimostrarlo». Ora, come si apprende da fonti dem, il nuovo tesoriere Nicola Passanisi ha avvertito i circoli: chi non paga sarà sostenuto dalla Federazione per quanto possibile, oppure verrà chiuso. E già dal 1° gennaio 2025 una sede sarà riconsegnata ad Ater. Nel centrodestra però la "redenzione" dem è stata accolta con un certo scetticismo. «L’accordo è una buona notizia per le casse dell’ente ma soprattutto certifica che avevamo ragione quando denunciammo la vicenda, visto che oggi il Pd riconosce quelle morosità», dice Federico Rocca, consigliere capitolino di Fratelli d’Italia. «Meglio tardi che mai - aggiunge Laura Corrotti (FdI), presidente della commissione regionale Patrimonio - Ci auguriamo che stavolta l’accordo venga rispettato». 

Dalla Regione al Campidoglio. In passato infatti i dem sono finiti anche al centro dello scandalo «affittopoli» scoppiato quando l’allora sindaco, Ignazio Marino, si lasciò sfuggire una lista di immobili comunali che avrebbe voluto vendere e che in parte risultavano occupati da sedi sindacali e di partiti. Tra questi il Pd, che in via dei Giubbonari aveva una storica sede poi riconsegnata. Ad oggi comunque, spiega a Il Tempo la Federazione, il partito non utilizza locali di Roma Capitale e non risultano morosità nei confronti del Comune. Tuttavia, è la chiosa, «anche qualora» ci fossero stati debiti risalenti all’epoca Marino, sarebbero finiti nel calderone della rottamazione delle cartelle concordata con l’Agenzia delle Entrate.

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