Nomine Ue, Tusk: "Non c'è Europa senza Italia e non c'è decisione senza Meloni"
Giorni intensi negli uffici dell'Unione europea, dove si sta definendo il futuro prossimo degli apparati istituzionali. Al via a Bruxelles i lavori del Consiglio europeo, chiamato a decidere le nomine apicali dell’Unione. Ad aprire il summit una sessione sull’Ucraina a cui partecipa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma il punto saliente dell’agenda riguarda i cosiddetti «top jobs» della Ue. La premier Giorgia Meloni non ha rilasciato dichiarazioni al suo arrivo all’Europa Building: solo uno scambio di convenevoli con il primo ministro ungherese Viktor Orban e con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola durante la foto di famiglia con i leader davanti alla Lanterna. Ieri, nel corso delle comunicazioni davanti alle Camere, Meloni ha contestato duramente l’accordo raggiunto da popolari, socialisti e liberali sulle nomine di vertice (bis di Ursula Von der Leyen alla Commissione, Antonio Costa presidente del Consiglio europeo e Kaja Kallas Alto rappresentante) lamentando un’esclusione dell’Italia dai tavoli decisionali.
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Ma se la premier resta silente, almeno per ora, a parlare è il vice Antonio Tajani, leader di Forza Italia, che a margine del prevertice del Ppe a Bruxelles ha sottolineato come nei popolari tutti abbiano compreso bene «che non si può fare qualcosa senza tenere conto dell’Italia. L’ho detto in maniera molto chiara e lo stesso Manfred Weber ha ricordato le parole del Presidente Sergio Mattarella. Non è questione di Meloni persona, è questione dell’Italia». Nel corso della riunione il ministro degli Esteri ha messo in guardia dai rischi che, a suo avviso, deriverebbero da una estromissione dei Conservatori e riformisti europei (famiglia politica di Meloni) dall’intesa: nel prevertice del Ppe «ho detto: ’Attenzione ad escludere i Conservatori da qualsiasi forma di dialogo, perché significa far sì che vadano a parlare con la Le Pen’. Se vogliamo avere una forza di destra moderata che sia diversa dall’estrema destra, dobbiamo essere noi gli interlocutori», ha affermato Tajani.
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Parole concilianti verso Meloni sono arrivate da un altro esponente di peso dei popolari, il premier polacco Donald Tusk: «Nessuno rispetta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’Italia più di me», ha detto l’ex numero uno del Consiglio europeo, secondo il quale le polemiche sul pacchetto di nomine partorito da Ppe, S&D e Renew sarebbero frutto di «un malinteso: a volte - ha spiegato - servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. La decisione spetta al Consiglio europeo. Non c’è Europa senza Italia, non c’è decisione senza Giorgia Meloni. Per me è ovvio».