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Lega, Salvini non espelle Bossi e riparte da Vannacci. Ma qualcuno rischia

Edoardo Sirignano
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Umberto Bossi non sarà espulso dalla Lega. Matteo Salvini non ha alcuna intenzione di silurare il Senatùr. Discorso differente, invece, per il suo braccio destro Paolo Grimoldi, il cui destino nel Carroccio è ancora in bilico. Da via Bellerio, però, l’intenzione sembra essere quella di non voler far saltare alcuna testa, anche se comunque bisognerà aspettare il Consiglio federale odierno, prima di emettere verdetti definitivi in tal senso. I fedelissimi del segretario, comunque, riferiscono che si vorrebbe sfruttare l’assise per ricompattare le fila e superare qualche diversità, emersa all’indomani degli ultimi appuntamenti elettorali. Nonostante la discussa dichiarazione, per cui Bossi avrebbe esortato nel suo collegio a votare Forza Italia e in modo particolare il candidato Reguzzoni, che tanto fece infuriare alcuni fedelissimi del capitano, non ci dovrebbero essere scossoni al vertice. Secondo indiscrezioni dovrebbe prevalere la linea Zaia. Il governatore del Veneto, intervistato su queste colonne, infatti, aveva spiegato come: «Bossi non ha dichiarato nulla. Non ha smentito le indiscrezioni, ma neanche ha confermato quanto è stato diffuso sui giornali». Ragione per cui non ci sarebbero i presupposti per mettere alla porta quello che, ancora oggi, resta un simbolo indiscusso all’interno di quel mondo.

 

 

Vocifera un deputato, molto vicino al segretario, che, al contrario, tale occasione può essere un momento utile per recuperare un dialogo con il fronte degli amministratori delle Regioni, che talvolta si è sfaldato, soprattutto al Nord. L’intenzione è trovare, sin da subito, una sintesi tra lo storico gruppo dirigente, quello che si è battuto per l’Autonomia e i nuovi entrati, uno su tutti il generale Vannacci. Come ha ben spiegato il politologo Feltrin, il cosiddetto «voto padano» non basta a far sì che la Lega possa essere determinante a livello nazionale. Motivo per il quale, da mesi, chi ha le redini del gioco avrebbe provato a cambiare strategia: sfruttando il vuoto lasciato a destra da Fratelli d’Italia con personaggi carismatici. Un esperimento, d’altronde, che secondo quanto venuto fuori dalle urne, sembra stia funzionando al Sud. Basta vedere i dati di Calabria e Sicilia, dove Salvini raddoppia quasi il consenso. A pesare in tal senso certamente pure l’impegno del vicepremier su alcune opere pubbliche cruciali per il Mezzogiorno, come il Ponte sullo Stretto.

 

 

Non a caso, nella giornata di ieri, il Consiglio dei Ministri ha approvato il dl Infrastrutture. Detto ciò, dopo le europee, dicono da via Bellerio, la priorità è rimettere ordine in un partito, che a differenza di come sperava qualche gufo, non è crollato, anzi ha mantenuto. Priorità, dunque, sarà una riorganizzazione del movimento nelle comunità, soprattutto in quelle Regioni che nel prossimo anno dovranno andare al voto. Pur avendo le idee chiare ed essendoci una strategia, come dimostra la candidatura di Vannacci, che qualcuno considera un investimento per l’avvenire, non possono essere commessi passi falsi nello scegliere le figure che incarneranno il nuovo corso voluto dal capitano.

 

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