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Ue, Meloni e quella via stretta tra Orban e i Popolari

Gabriele Cramelli
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Durante questi mesi, sono stati frequenti i rumors che hanno avvicinato la figura del presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, a quella del primo ministro nazionalista ungherese, Viktor Orban. Tra i due sembra correre effettivamente buon sangue, nonostante alcune vedute differenti sul conflitto tra Russia ed Ucraina, oltre alla questione inerente le nuove nomine per i vertici dell’Unione Europea. Il Consiglio Europeo del 27 e 28 giugno sarà fondamentale per istituire una nuova leadership in grado di cambiare quelli che fino a questo momento sono stati i paradigmi politici europei. Per l’occasione Orban ha già scelto i tre paesi con cui vorrebbe accordarsi per un progetto comune: Francia, Germania ed Italia, nonché gli stati più vicini alla conformità continentale immaginata dal Presidente ungherese. L’incontro di ieri tra i due leader proprio a Palazzo Chigi, è stato fondamentale per assodare le vedute comuni e per smussare eventualmente gli angoli dei disaccordi, che li tengono su due lunghezze d’onda differenti sul piano strategico. D’altra parte, sembra che Meloni venga corteggiata ormai da due aree politiche europee: i popolari vorrebbero strapparla a tutti i costi dalla possibile alleanza con il raggruppamento di Identità e Tradizione, mentre gli ultimi vedono in lei la possibilità di cambiare dall’interno le istituzioni europee per abbattere il retaggio progressista.

 

 

A proposito di contese, circa tre settimane fa, la rivista americana intitolata «The Economist» ha dedicato la copertina alle tre figure femminili momentaneamente più importanti in Europa: da sinistra immortalata di profilo la presidente uscente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il cui secondo mandato potrebbe non essere affatto sicuro. Centralmente, Giorgia Meloni e subito di fianco a lei, sulla destra e sempre di profilo, Marine Le Pen del Rassemblement National. Insomma, le alternative per la premier non mancano, chissà se sarà proprio Orban ad avvicinare l’allineamento conservatore dell’Ecr verso una linea politica fortemente identitaria anziché liberal-popolare. Ora a Bruxelles, specialmente negli schieramenti socialdemocratici albeggiala preoccupazione di essere spazzati via dal forte vento della destra europea, specialmente in virtù della nuova presidenza del Consiglio europeo, la quale passerà ora nelle mani dell’Ungheria. Giorgia Meloni dovrà quindi scegliere anche in base ai ruoli già prestabiliti, di fatto non c’è la sicurezza che il premier italiano decida di scegliere il Ppe, specialmente ora che il ruolo decisionale della Meloni sta assumendo un grande rilievo nella politica europea. Nel caso in cui Orban dovesse riuscire nelle proprie mediazioni, gli schieramenti conservatori e nazionalisti in Ue avranno un ruolo fondamentale per un cambio della guardia all’insegna dell’innovazione: Germania, Francia, Italia ed Ungheria sembrano avere progetti molto simili sul versante migratorio, demografico e socio-economico. Queste intersezioni potrebbero essere infatti la colonna portante di un’alleanza difficile da scalfire. In particolar modo, i popolari dovrebbero quanto meno valutare l’opzione di restare super partes per paura di perdere consensi, poiché un’alleanza con le sinistre europee rischierebbe di tradire le intenzioni dell’elettorato.

 

 

A fronte delle nuove proposte di Orban, forse a Meloni toccherà il compito di convincere anche il resto dei membri dell’Ecr a seguirla nella prossima avventura in Ue. Tale mansione non sembra poi troppo difficile da eseguire, tranne qualche ostacolo che potrebbe rivelarsi una piccola spina nel fianco per le intese. Come stabilito da Orban durante la conferenza stampa doppia di ieri «non possiamo far parte di una famiglia politica di cui fa parte un partito romeno che è antiungherese» riferendosi alla fazione conservatrice Aur. Dietro la ricerca di un legame con Giorgia Meloni, da parte di Viktor Orban, c’è anche il tentativo di arginare l’ascesa dell’avversario nazionale del premier ungherese, ossia Peter Magyar, appartenente al gruppo del Ppe. Una mossa che tende a seppellire politicamente un’istanza decisamente fastidiosa peri fini nazionali del Presidente magiaro. Dalle dichiarazioni congiunte dei due premier, si evince una vicinanza chiarissima su molti argomenti. «Siamo soddisfatti del livello di cooperazione raggiunto in particolar modo nei Balcani – regione che entrambi – sia Italia che Ungheria considerano strategica» ha detto Meloni. E ancora: «Con Viktor in ogni caso abbiamo ribadito l’indiscusso sostegno alla sovranità, all’indipendenza e all’integrità dell’Ucraina».

 

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