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Vincenzo De Luca, dopo la "str..." a Meloni le liste di proscrizione anti-riforme

Mira Brunello
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Le riforme? Bellissime, ma è meglio non farle. Che in altre parole significa che in Italia a parole sono tutti un po’ riformisti, salvo quando qualcuno tenta davvero di farle. Ed in quel caso, apriti cielo, salviamo la Costituzione più bella del mondo, un refrain che il Pd manda a memoria. Un copione rispettato integralmente anche con Giorgia Meloni, che «colpevolmente» procede spedita su autonomia differenziata e premierato. Esattamente quello che successe a Matteo Renzi, quasi dieci anni fa, quando tentò di superare il bicameralismo paritario. Allora come oggi, quasi gli stessi protagonisti a sinistra, nei talk show: i giornalisti del Fatto Quotidiano, la Cgil, il Pd (che allora fece la guerra al proprio presidente del Consiglio), il M5S (allora in formato Di Maio e Di Battista), i nomi di riferimento dell’intellighenzia targati gauche.

 

Le solite bestie «nere» della sinistra, che ha rispolverato, contro il governo di destra, la sua (storica) allergia alle riforme. Con un armamentario rodato nel tempo. Attacco alla democrazia. Paese spaccato in due. Libertà a rischio. Governo autoritario, che non consente il dibattito parlamentare. Ed un calendario ricco di piazze convocate avigilare. «La sedicente patriota Meloni continua a portare avanti la sua riforma spacca-Italia, perché stanno forzando anche alla Camera per portare avanti l'autonomia differenziata.

È importante essere qui per impedire di stravolgere la nostra Costituzione», ha urlato Elly Schlein a Santi Apostoli a Roma martedì scorso, riassumendo dal palco con M5S ed  Avs, in pratica tutte le parole d’ordine della stagione. Un copione superato solo dalla deputata 5 Stelle Susanna Cherchi, che alla Camera, si è augurata addirittura un «Piazzale Loreto».

 

Un menù arricchito da «colpi» di genio locali, come quelli del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che nell’abituale show social del venerdì, ha fatto la sua personalissima lista di proscrizione, elencando tutti i nomi dei parlamentari campani che avevano votato i testi del governo. Come avessero compiuto un reato, e non molto più banalmente rappresentatola propria parte politica. Toni altrettanti «aulici» in Puglia, dove il collega di De Luca, Michele Emiliano, ha chiamato addirittura alla «rivolta tutti gli italiani». Insomma quasi un nuovo Risorgimento.

Un clima che evidentemente ha ispirato un esponente di Alleanza Verdi Sinistra di Urbino a mandare un messaggio vocale, vagamente intimidatorio ad un candidato della Lega, schierato a sostegno di Maurizio Gambini, sindaco uscente di centrodestra della città marchigiana. «Se cambi schieramento e voti a sinistra magari fai una foto alla scheda», l’invito di Gianluca Carrabs, peraltro già assessore regionale al suo collega della Lega. Il quale Carrabs si difende ora dicendo che si tratta solo di «uno scherzo tra amici». Di cattivo gusto, probabilmente.

Una delle poche voci a sinistra che si ode contro il «conformismo» di Elly Schlein è quella del napoletano Claudio Velardi: «Questa legge è l’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della famosa Costituzione più bella del mondo che prevede la possibilità per le regioni a statuto ordinario di ottenere ulteriori forme e condizioni di autonomia tramite una legge ordinaria», ha scritto sulle colonne de Il Riformista a proposito dell’autonomia differenziata. Un invito a ragionare, che non arriva al Nazareno, impegnato nella sua campale «caccia alle streghe». Uno sport in cui la sinistra si distingue da sempre.

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