Crosetto, “neanche nel 2028”. La frase sulle spese militari che gela la Nato
Il 2% di Pil per la spesa in difesa «penso che sia un obiettivo da raggiungere per il bene del Paese, ma alle condizioni attuali e con le regole europee attuali non ci arriveremo nemmeno nel 2028». Non si nasconde, in un’intervista ad Avvenire, il ministro della Difesa Guido Crosetto, che spiega poi che serve lo scorporo degli investimenti e che raggiungere il 2% del Pil per la spesa in difesa, come richiesto dalla Nato, «significa proteggere la nostra sicurezza economica. Significa affermare il nostro modello, che è un modello di pace apprezzato in tutto il mondo».
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Riguardo al conflitto in Ucraina, secondo il fondatore di Fratelli d’Italia, «non esiste e non doveva esistere solo la strategia di aiutare l’Ucraina fornendogli le armi per difendersi dagli attacchi russi, ma anche una strategia altrettanto forte e determinata per arrivare a una tregua, e sulla base di questa tregua costruire un tavolo che non solo porti alla cessazione del conflitto, ma anche all’applicazione del diritto internazionale. Perché se non si tornano ad applicare le regole per me sacre del diritto internazionale, e prevale la legge del più forte, il mondo è davvero in pericolo». «L’iniziativa in Svizzera dimostra che ci si sta muovendo - prosegue il ministro -. Ma la forza di un’iniziativa di pace non è determinata solo dalla volontà, ma anche dagli attori coinvolti. Non basta che a volere un tavolo e militari sia una delle parti in conflitto l’Occidente, tra l’altro percepito dalla Russia come il nemico. Dobbiamo coinvolgere i Brics, il Sud del mondo. India, Cina, Arabia Saudita, Brasile, Sud Africa... Certo, ci deve essere un forte protagonismo degli Usa e dell’Europa, anche se continuo a chiedermi se esista davvero un soggetto politico europeo... Ma il senso è che, con l’Onu moribonda e paralizzata dai veti, deve muoversi una comunità internazionale che davvero rappresenti i popoli del mondo».
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Sulla proposta del presidente russo Vladimir Putin, Crosetto commenta in maniera netta: «Non solo l’Ucraina non potrà mai accettare una proposta del genere, ma come ho detto prima sarebbe la fine del diritto internazionale e l’inizio della fine del mondo. Non è lo stato di fatto determinato dal più forte, da chi aggredisce, che può diventare il nuovo equilibrio». «Quindi - conclude - ci vuole la politica, la politica nasce per fermare le armi. Coinvolgiamo in una strategia condivisa i principali attori globali. Non basta l’Occidente».