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Soumahoro, il piano del sindacalista con gli stivali e la lezioncina sui migranti

Edoardo Sirignano
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Aboubakar Soumahoro parla ancora. L’ex sindacalista, oggi parlamentare del gruppo misto, ritorna sul caso di Satnam Singh, l’operaio indiano morto a Latina dopo aver perso un braccio, mentre lavorava in un’azienda agricola. Quella che dovrebbe essere solo una tragedia finisce per diventare motivo per alimentare le solite polemiche sul caporalato e su come il governo dimentichi gli immigrati. A gettare benzina sul fuoco o meglio a dare sermoni di moralità è, appunto, l’ex deputato, descritto da Alleanza Verdi e Sinistra come il salvatore della patria e poi cacciato dal partito quando è venuto fuori lo scandalo delle cooperative, coinvolgente la moglie e la suocera. «È da più di dieci anni che a gran voce - dichiara - chiedo di regolarizzare tutti gli invisibili delle nostre campagne perché è l’unico modo per strapparli dall’illegalità e riconoscere loro diritti e dignità». Per Aboubakar il solo traguardo che la politica sarebbe riuscito a raggiungere è un Tavolo operativo per il contrasto allo sfruttamento in agricoltura nel Conte 1, guarda caso avutosi grazie alle sue lotte: «Il mio appello – continua – è alla premier Meloni, ma anche a tutte le opposizioni, a unirsi per regolarizzare i lavoratori e liberarli dallo sfruttamento. Speculare su quanto successo non è la soluzione».

 

 

Per il nostro, dunque, servirebbe una sorta di campo plurale e non largo, indispensabile a trovare una soluzione a una piaga che affliggerebbe il Paese: «Tutti, da ogni parte, devono tornare a un senso di responsabilità. Bisogna partire dalla regolarizzazione di coloro che raccolgono frutta e verdura. È facile dire non lo sapevamo». Un problema che, per Soumahoro, potrebbe essere risolto nell’immediato, inserendo nell’organo di governo sopracitato i sindacati dei braccianti, ovvero quelle associazioni di categoria, che come successo nel caso della consorte, talvolta al posto di supportare chi è sfruttato hanno finito con l’esserne il carnefice. La colpa per Soumahoro sarebbe solo del presidente del Consiglio, che secondo chi, fino a qualche mese fa era il pupillo di Bonelli e Fratoianni, non avrebbe approvato la patente del cibo, da lui proposta, ma al contrario l’avrebbe bocciata in Aula: «Perché – tuona – non tenerla in considerazione ora?».

 

 

 

Se la prende finanche con le misure volute dal Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e da quella sinistra che gli ha consentito la scalata nei palazzi romani: «Bisogna uscire dalla logica dell’assistenzialismo perché così non si risolve nulla». Peccato che tale modus operandi è stato il cavallo di battaglia di quella parte politica, che gli ha consentito di arrivare a Montecitorio. Una cosa è certa, se molti dei suoi conterranei sono cresciuti nei campi, Aboubakar non si è mai rimboccato le maniche, anzi lo ha fatto e lo fa, come nella recente invettiva contro chi la pensa in modo diverso da lui.

 

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