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Ue scatenata contro l'Italia: boccia l'Autonomia e torna in pressing sul Mes

Filippo Caleri
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Arrivano bordate da Bruxelles contro l’Italia. Non a caso nei giorni nei quali le trattative per ricoprire le cariche apicali in Europa fervono. Il primo siluro è arrivato dal report annuale sulle economie. La Commissione Ue ha bocciato senza appello il disegno di legge sull’autonomia differenziata. I timori sono legati al fatto che: «La devoluzione di poteri aggiuntivi alle regioni su base differenziata aumenterebbe anche la complessità istituzionale, comportando il rischio di costi più elevati sia per il settore pubblico che per quello privato». Una critica gratuita e poco rispettosa del processo legislativo basato su un Parlamento eletto. Ma è sul capitolo Mes, il Meccanismo di stabilità europeo, non ratificato dall’Italia, che si è scatenato l’ennesimo attacco al governo Meloni dai poteri forti di Bruxelles.

 

 

Sei mesi dopo la bocciatura alla Camera e archiviate le elezioni, gli altri 19 ministri dell’area euro sono tornati a chiedere al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti come l’Italia intenda procedere alla ratifica della riforma dello strumento nato per fronteggiare le crisi finanziarie, che il nostro Paese ha negoziato e firmato, per poi affossarne la ratifica in Parlamento, all’indomani del via libera alla riforma del Patto di stabilità. Il ministro, durante il consiglio dei governatori del Mes a Lussemburgo, riunito in occasione dell’Eurogruppo, ha ripetuto che nel nostro Parlamento oggi non c’è una maggioranza favorevole alla ratifica. Quindi, anche se venisse riportata in Aula, anche ora che sono passati sei mesi dalla bocciatura, verrebbe respinta di nuovo. Il consiglio dei governatori, ha spiegato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, non ha tenuto una vera e propria «discussione» sulla ratifica della riforma del Mes, ancora mancante, ma ha semplicemente «preso atto delle consistenti difficoltà dell’Italia a ratificare» il trattato. Nella mattinata di ieri direttore del Mes, Pierre Gramegna, aveva spiegato che i governatori (i venti ministri delle Finanze dell’area euro) avrebbero avuto l’occasione di «sentire dall’Italia che cosa intende fare» per la ratifica della riforma del trattato, «ora che le elezioni europee hanno avuto luogo. Sta al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti - aveva aggiunto - dire quali sono le sue intenzioni: noi siamo in modalità ascolto. Speriamo che il rapporto su come rendere il Mes adeguato alle esigenze dei tempi incoraggi l’Italia ad avere un atteggiamento positivo. È una decisione dell’Italia: siamo in modalità collaborativa, per vedere come l’Italia possa essere portata a ratificare, ma è una decisione sovrana del Parlamento».

 

 

Insomma pur senza forzare il pressing è ricominciato. E che il clima sia teso in Europa nei confronti del nostro Paese è dimostrato anche dalle dichiarazioni che si sono scambiati a distanza Gramegna e Giorgetti. «Senza virgolettare precisamente quello che il ministro Giorgetti ha detto o non detto, tutte le cose che lei ha citato non sono state menzionate» durante il consiglio dei governatori del Mes ha detto il direttore del Mes rispondendo, in conferenza stampa a Lussemburgo, a chi gli ha chiesto conferma che Giorgetti abbia lamentato, nel consiglio dei governatori, il fatto che Giorgia Meloni sia stata marginalizzata nelle trattative sulle cariche apicali Ue nel summit informale di tre giorni fa». Ma mentre il belga cercava di gettare acqua sul fuoco delle polemiche è arrivata la risposta senza equivoci del ministero del Tesoro italiano: «Il ministro Giorgetti, pur rammaricato per l’evidente equivoco, conferma di aver fatto riferimento, nel corso dell’assemblea del Mes, al trattamento riservato all’Italia a Bruxelles sottolineando che questo non agevola sereni confronti politici». Insomma di isolamento se n’è parlato eccome.

 

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