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Pd e M5S, la piazzetta vuota li divide. Renzi prova il nuovo centro con Rutelli

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Edoardo Sirignano
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La mezza piazza rossa finisce col dividere solo la sinistra. Dai 5 Stelle al centro, è caos totale. Nel giorno della finta unità, dietro le telecamere, si svolge un congresso del Nazareno a cielo aperto. Mentre Renzi flirta con Rutelli, chiamato da Bettini a costruire un nuovo centro, Franceschini, mediante Della Vedova, prova a sottoscrivere un patto di ferro con quel che resta di +Europa, magari includendo pure i socialisti di Maraio. Nella giornata di ieri, pubblicata voci di palazzo, ci sarebbe già stato un giro di telefonate tra il segretario del partito della Bonino Riccardo Magi, Dario Nardella, Marco Meloni e una serie di big del Nazareno, che vorrebbero creare un'alternativa moderata al solito Matteo ea quel Calenda, ormai diventato pomo della discordia. Il dire comune, come udito, anche nella folla di Piazza Santi Apostoli, è: «Diamo subito vita a una nuova grande area di centro che non è di destra o ci fanno la festa». C'è chi parla di nuovo partito, una Margherita 2.0 e chi invece di una corrente, in grado di raccogliere fuoriusciti dal Pd, ma non ex forzisti come Carfagna e Gelmini. Se Atene piange, Sparta non ride. Diversi i compagni candelieri della linea Elly. Lungo confronto, nel pomeriggio di martedì, tra Orlando e Cuperlo.

 

 

 

I due, isolati da Zan, sardine varie, sembra vorrebbero attivarsi per una nuova moto. La paura è l'avanzare di un'area progressista rappresentata dall'ex ministro Speranza e dal pentastellato Patuanelli, che secondo voci di palazzo, avrebbe riferito a più amici del Pd, tra cui il capogruppo a Palazzo Madama Francesco Boccia: «Se torna Grillo , fateci spazio. Non faremo la fine di quelli tornati a casa per il doppio mandato». Tale tema, nelle ultime ore, sembra creare una vera e propria scissione nel Movimento. Se per il fondatore Beppe «dovrebbe essere legge», soprattutto tra i contiani c'è più di qualcuno che vorrebbe superarlo. E proprio tale leitmotiv potrebbe osare all'ex premier la possibilità di sopravvivere. In quel di Piazza Venezia, ad esempio, s'intravede un duro botta e risposta tra Chiara Appendino e Roberto Fico. L'ex presidente della Camera avrebbe avuto il mandato di portare avanti una trattativa segreta col capo politico per trovare una proroga al regolamento attuale, in grado di riciclare gli ex parlamentari come amministratori e gli ex sindaci, come la Raggi, a deputati o senatori, in modo da rilanciare i fuoriusciti senza urtare la suscettibilità del fondatore.

 

 

Una cosa è certa, il comico genovese è stanco di starsene in disparte e vuole riavere la centralità che gli spetta, come ha dichiarato nella giornata di ieri: «Come ai tempi di Casaleggio, sono disposto – dichiara in un'autointervista pubblicata sul blog – a confrontarmi non solo con Conte, ma con tutti coloro che vogliono darci una mano e tracciare la rotta». L'obiettivo è rilanciare l'azione di un M5S, che rischia di essere schiacciato da Elly, che intanto chiude l'accordo che non ti aspetti. Nella anti-premierato scarica Ruotolo al solito Santoro e incontra De Luca, fino a manifestazione qualche mese fa nemico giurato, sotto l'attenta mediazione di una racconto Serracchiani, che s'intrattiene col governatore per quasi due ore. L'idea è siglare un patto di ferro con i presidenti del Sud, i riformisti di Guerini e Bonaccini, in modo da non sottostare più al ricatto del duo Franceschini-Bettini, che tra l'altro, come spiegato in precedenza, avrebbe un piano b per fare la parte del leone. A parte le critiche di facciata, tra le due aree che si sono sfidate all'ultimo congresso, da tempo, c'è più di una semplice riconciliazione. Ragione che potrebbe presto rimescolare le carte nel Nazareno e dar vita a un vero e proprio terremoto. Oltre a Vincenzo da Salerno, non sono casuali gli abbracci romani tra il presidente dell'Anci Antonio Decaro e la segretaria. Il barese le avrebbe sussurrato: «Noi ci siamo, ma senza 5 Stelle». Ecco perché Elly è a un bivio: giocarsi l'all-in, stile Meloni o rinsaldare quel campo-largo, che però allo stato sembra più dividere che unire.

 

 

Nel frattempo la Digos ha individuato gli aggressori dei quattro giovani della Rete degli studenti che avevano partecipato alla piazza giallorossa. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori delle forze dell'ordine uno degli aggressori avrebbe dato il via alle violenze dicendo «Mo gli rubo la bandiera». Gli studenti aggrediti avevano preso parte, nel pomeriggio, alla manifestazione del Partito democratico svoltasi in Piazza Santi Apostoli. I giovani erano stati aggrediti, verso le 20:40, mentre passavano nei pressi del pub Cutty Sark, ritrovo abituale dei militanti del movimento di CasaPound. L'obiettivo dell'agguato la bandiera del movimento giovanile di riferimento della Cgil. Uno degli aggrediti ha ripreso col proprio cellulare gli autori delle violenze mentre picchiavano i giovani studenti, uno dei quali preso a calci mentre era riverso a terra. Il filmato è stato consegnato alla polizia di stato ed in particolare agli investigatori della Digos della Questura di Roma che, in pochissimo tempo, hanno identificato il gruppo degli aggressori, uno dei quali, nell'immediatezza del fatto, era stato già individuato dagli operatori delle volanti della Questura di Roma che, sulla base delle descrizioni fornite dalle vittime, lo rintracciano all'interno del pub Cutty Sark.

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