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Autonomia, intervista a Zaia: "Paese a due velocità? Colpa del centralismo"

Edoardo Sirignano
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«Mai messo in discussione la segreteria Salvini, né ho pensato di prenderne il posto. Non è mai stato nelle mie corde. Le ultime europee non sono state un fallimento. Non dimentichiamo il 3% da cui siamo partiti». A dirlo il governatore del Veneto Luca Zaia, a margine della conferenza stampa, tenutasi ieri presso la sede della Regione, in via del Tritone a Roma.

Dl Autonomia, ok dalla Camera con 179 sì. La riforma è legge. É un risultato importante?
«È una pagina di storia non solo per la Lega, ma per l’Italia tutta, soprattutto per il Sud o meglio ancora per chi è vittima di disuguaglianze. Il margine di crescita delle Regioni svantaggiate verrebbe premiato dall’efficienza. Altro che secessione dei ricchi. Nessuno ha intenzione di rubare niente, né s’intende mirare all’unità nazionale. Se ci siamo trovati dinanzi a un Paese spesso a due velocità è proprio a causa di un eccessivo centralismo».

La sinistra, intanto, scende in piazza per criticare tale provvedimento.
«Trovo contradditorio lamentarsi della medicina che dovrebbe curare. Non a caso è stato lo stesso De Luca, nel 2019, ad aver chiesto l’Autonomia. Stiamo parlando di un qualcosa che è previsto dalla Costituzione, una sorta di abito su misura da cucire in base alle esigenze di chi lo deve indossare».

Perché allora tante polemiche?
«L’unico errore commesso da questa maggioranza è sulla comunicazione. Dovremmo investire più risorse per spiegare meglio ai cittadini i vantaggi che ci saranno con questa riforma».

Un nodo, intanto, resta quello dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni). A che punto siamo?
«Sulle 23 materie previste, sono ancora 14 quelle da leppizzare. Saranno definite entro il prossimo anno. A dirlo non Zaia, ma la legge. L’importante è cambiare subito paradigma, non piangersi addosso».

Qualcuno sostiene che l’Autonomia sia frutto di uno scambio per far passare il premierato?
«Nel primo caso, stiamo parlando di un iter che va avanti da un oltre decennio e su cui abbiamo svolto ben tre referendum. Questo governo ha solo portato a termine un lavoro iniziato molto prima e su cui non si era riusciti mai a mettere un punto».

Su tale cambio di passo ha inciso anche Salvini perché preoccupato di rompere col partito del Nord?
«Ieri ho sentito sia Salvini che Meloni. Non esiste alcuna rottura. Anzi, questa è una vittoria di tutta la Lega».

Qualcuno, intanto, ha temuto una scissione dopo il caso Bossi, che avrebbe votato Forza Italia?
 «Bossi non ha dichiarato nulla. Non ha smentito le indiscrezioni, ma neanche ha confermato quanto diffuso dai giornali. Posso dire che sui temi a noi più cari, non siamo mai stati divisi. Possono esserci stati diversi punti di vista, delle discussioni, ma alla fine è sempre prevalso il buon senso. Ai governatori interessano solo i risultati».
 

È soddisfatto del 9,1% ottenuto alle ultime europee?
 «Tutti i partiti in questa tornata hanno dovuto confrontarsi con le montagne russe. Non dimentichiamo che un tempo la Lega gravitava intorno al 3%. Parlare di crisi è una stupidaggine».
 

Nel suo Veneto, intanto, sfonda Fratelli d’Italia.
«Renzi, dieci anni fa, era al 42% e oggi è al 3%. Ecco perché il 35% di Fratelli d’Italia non mi spaventa. È facile prendere i voti, più difficile è conservarli. Se vogliamo fare un’analisi sullo stato di salute della Lega o sul nostro lavoro sui territori, mi soffermerei più su quanto accaduto nei Comuni, dove la Lega ha più che mantenuto».

Zaia è alla fine del secondo mandato. Quale il futuro?
«Non posso tradire quel 70% di persone che mi ha dato la fiducia alle ultime regionali. Adesso ho un unico compito: terminare il mandato e rispettare l’impegno preso con la mia gente. Non contro quelli che fuggono a Bruxelles per avere la certezza di una poltrona. La mia vita è sintetizzabile in due parole: coerenza e serietà. Adesso finiamo quello che abbiamo cominciato in Veneto e poi valuteremo il da farsi».

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