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Terzo Polo, ora Renzi corteggia Rutelli: potrebbe essere lui il “federatore”

Aldo Torchiaro
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Il terzo polo rimane un ring. E non sono più solo Matteo Renzi e Carlo Calenda a darsele: siamo al tutti contro tutti. Luigi Marattin, Teresa Bellanova, Ettore Rosato, Enrico Costa: le dichiarazioni dell’uno e dell’altro esponente riescono a polarizzare tifoserie sempre più agguerrite, raggruppate intorno a fazioni sempre più piccole. La balcanizzazione è in atto, mentre Calenda attende la «costituente repubblicana», qualsiasi cosa voglia dire, e Renzi stacca i tagliandi del tesseramento in vista del congresso, fissato a ottobre. Della lista Stati Uniti d’Europa, ieri il Pd ha fatto gli ultimi brandelli. Il Psi di Enzo Maraio e +Europa, con Riccardo Magi, hanno preso parte alla «manifestazione unitaria delle opposizioni» che ha però visto esclusi renziani e calendiani.

 

 

Ieri l’ex enfant prodige che guidò i giovani della Margherita, Renzi, ha incontrato Francesco Rutelli sotto gli auspici dell’Ance, nell’Auditorium Parco della musica di Roma. L’Associazione dei Costruttori ha offerto un tetto comune agli ex sindaci di Firenze e della Capitale. Formalmente per parlare di rigenerazione urbana, in realtà per capire come rigenerare i riformisti. Operazione non facile: servirebbero ingegneri della politica. I due, Renzi e Rutelli, si conoscono e si stimano da trent’anni. L’ex premier iniziò a fare politica a Firenze quando il leader della Margherita era Rutelli: e fu nella palestra dei giovani della Margherita che Renzi imparò, da Rutelli, la classe di un leader. «La vostra generazione di sindaci ha insegnato molto a tutta la politica», riconosce Renzi a Rutelli dal palco. Ma è dietro le quinte che si tenta un accordo.

 

 

Serve un federatore di esperienza capace di unire centristi e liberali, cattolici e socialisti, renziani e calendiani. Francesco Rutelli, a cui chiediamo una conferma, se la cava con una sorridente alzata di spalle. La partita è tutta da vedersi, ma è evidente che lui c’è. È tornato in campo. E sa che non sarà facile incollare i cocci. Ma il precedente c’è, quando nel 2002 Rutelli si mise in testa di federare quattro sigle distinte e litigiose, non molti gli diedero credito. Riuscì. Potrebbe riuscire ancora? In un appunto arrivatoci oggi un dirigente di Italia Viva - fino a ieri fedelissimo renziano - scrive: «Abbiamo bisogno di una sana dose di umiltà e di concretezza. Bisogna decidere in questo momento con chi stare. Ed allora è inutile pensare a congressi di Italia Viva che non servono a nulla». Renzi è avvisato, tra i suoi sono sempre di più quelli che si guardano intorno.

 

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