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Premierato, c'è il sì del Senato. Gasparri: "Più libertà e meno congiura"

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Con 109 voti favorevoli, 77 contrari e 1 astenuto, l’Aula del Senato ha approvato il disegno di legge costituzionale per il passaggio al modello di governo del premierato, con l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Il testo, di iniziativa governativa, ha superato così la prima tappa di un lungo percorso parlamentare che prevede altre tre letture. Ora il provvedimento passa alla Camera. Dopo settimane di polemiche e di tensioni, il disegno di legge è stato votato dai senatori. "Questa riforma è per noi fondamentale. Il Berlusconismo, di cui siamo eredi e araldi per il futuro, è democrazia diretta, presidenzialismo, riforma della giustizia, valorizzazione dei territori. Non facendo scambi, facciamo riforme per una democrazia più salda e più aperta ai cittadini. Più popolo, meno palazzo. Questa è la via che indichiamo e per questo votiamo convinti", ha dichiarato il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri intervenendo in Aula.

 

 

«Noi vogliamo più libertà e meno congiura - ha sottolineato Gasparri - Vorremmo che questa riforma del premierato fosse un’opportunità e non un obbligo per il Paese. Questo vuol dire che i cittadini potranno liberamente scegliere, se ci sarà un referendum, tra dare peso al loro voto o subire l’intrigo. Abbiamo letto con grande allarme l’intervista a una personalità eccelsa di questo Paese, il cardinale Ruini - ha aggiunto - che ha ricordato come all’epoca del primo governo Berlusconi nel 1994, l’allora Presidente della Repubblica Scalfaro, invitò perfino i vertici della Chiesa italiana ad agire perché cadesse un governo nato dalla libera volontà degli elettori. In questo Paese i nemici della democrazia non siedono su questi banchi, ma hanno agito altrove spesso nell’ombra o a volte con temeraria e pubblica sfrontatezza».

 

 

«Si sono preservati nella riforma tutti i poteri di garanzia del Presidente della Repubblica. Da questo punto di vista rimane difficile comprendere la preoccupazione di un eccessivo depotenziamento del ruolo e delle funzioni del Capo dello Stato: è bene ricordare che anche a valle della riforma il Presidente della Repubblica Italiano continuerebbe ad essere di gran lunga il Capo dello Stato non elettivo con maggiori poteri negli ordinamenti di tipo democratico», ha aggiunto. 

 

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