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Ue, Martusciello detta la linea: “Socialisti confusi, no al fanatismo verde”

Pietro De Leo
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«Siamo ancora in una fase molto nebulosa, dove nel confronto tra famiglie europee prevalgono, da parte di qualcuno, le scorie della campagna elettorale». È la fotografia che Fulvio Martusciello, eurodeputato di Forza Italia, scatta sulle trattative in corso a Bruxelles per definire i «top jobs». Il Tempo lo contatta quando è da poco finito il pre-vertice del PPE, cui ha partecipato con il Segretario Nazionale Antonio Tajani. Martusciello, ancora ieri, dopo aver sfondato il muro delle 100mila preferenze, è stato confermato all’unanimità capo delegazione degli azzurri all’Europarlamento.

Quando parla di «scorie» a cosa si riferisce?
«Per esempio all’attacco scriteriato di Olaf Scholz a Giorgia Meloni, che non ha alcuna ragion d’essere. È molto più di sinistra Scholz di quanto non sia di destra Meloni. Anche le proposte che fanno i socialisti mi paiono abbastanza flebili».

 



Per esempio?
«L’ipotesi di Antonio Costa alla guida del consiglio europeo mi pare complicata rispetto al quadro di priorità che ci siamo fissati. Noi abbiamo messo come punto di partenza una chiara posizione a favore dell’Ucraina, e non mi pare che Costa brilli per questo. Su questo nome ci sono delle perplessità da parte del PPE e Tajani l’ha ribadito in maniera chiara. Mi pare che in generale i socialisti siano in una posizione ancora piuttosto confusa, e che non abbiano ancora individuato un percorso chiaro in tema di nomine».

Il no a Costa vuol dire, quantomeno da parte di Forza Italia, che ci sarebbe un sì a Enrico Letta qualora fosse proposto?
«Enrico Letta è molto più europeista di Costa, mi pare indiscutibile. Al di là di questo, però, noi immaginiamo un ruolo da protagonista del governo italiano nella partita delle nomine nella Commissione».

Tajani ha invocato una vicepresidenza.
«Sì, con deleghe importanti. La verità è che noi con gli ultimi Commissari, Mogherini e Gentiloni, abbiamo avuto deleghe che non servivano nulla al nostro Paese».

 



Mogherini però era Ministro degli Esteri Ue. Non si tratta di un ruolo importante, specie adesso?
«Il mio è un discorso relativo ai riflessi concreti che un Commissario Europeo può avere per il Paese che lo indica. In questo senso il ruolo Commissario Europeo agli Esteri non porterebbe nessun beneficio all’Italia».

Quali sono le deleghe che possono essere utili all’Italia?
«Concorrenza, mercato interno, industria, trasporti».

Parliamo dell’atteggiamento nei confronti di Giorgia Meloni. Tajani sostiene la necessità di un dialogo con i conservatori, al di là della maggioranza a tre (con socialisti e liberali). Il Primo Ministro polacco Tusk, che è nel PPE con voi, al contrario, dice che una maggioranza ci sarebbe e basta così. Come se ne esce?
«Tusk parla così perché non dà una lettura essenzialmente polacca, dove i conservatori sono suoi avversari che fanno opposizione al suo governo. Non riesce ad andare oltre la lettura del proprio Paese. Tusk cerca di far valere il peso dei polacchi nel PPe».

E invece i Verdi? Forza Italia ha posto un veto sull’ingresso in maggioranza.
«Veto confermato, perché i loro eletti rappresentano quanto di più fanatico possa esserci nell’Europarlamento».

Per quanto riguarda i nomi in campo del PPE, Von der Leyen per la Commissione e Roberta Metsola per l’Europarlamento, qual è la loro solidità?
«Roberta mercoledì (domani n.d.r) sarà votata nel PPE come candidata alla Presidenza del Parlamento Europeo, e ci auguriamo che la sua Presidenza possa durare cinque anni, non due e mezzo. Per quanto riguarda von der Leyen, la candidatura si va consolidando».

 

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