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Guerra in Ucraina, Meloni sfida Putin: “La pace non è una resa”. No alla sottomissione alla Russia

"Pace non significa resa, come sembra suggerire il presidente Putin con le sue ultime dichiarazioni. Non è così. Confondere la pace con la sottomissione costituirebbe un pericoloso precedente per tutti". Dopo aver chiuso il G7 in Puglia, la premier Giorgia Meloni vola al Burgenstock resort nei pressi di Lucerna, in Svizzera, per intervenire alla conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina, dove la attendono tra gli altri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E non è l'ultimo appuntamento internazionale prima del rientro in Italia: lunedì 17 giugno infatti la presidente del Consiglio sarà a Bruxelles per la riunione informale dei 27 capi di Stato e di governo che avvierà i negoziati per i nuovi assetti dell'Unione europea dopo le elezioni.

 

  

 

"La Conferenza di oggi rappresenta un'iniziativa coraggiosa, che smantella certe narrazioni o la propaganda", continua Meloni durante il suo intervento al Burgenstock, rivolgendosi direttamente al leader ucraino: "Caro Volodymyr, sono qui per dirti che puoi continuare a contare su di noi, per tutto il tempo necessario" e che "l'Italia ha sempre fatto la sua parte e non intende tirarsi indietro. Dobbiamo però unire tutti gli sforzi possibili per aiutare l'Ucraina a guardare al futuro", aggiunge la presidente del Consiglio, rivendicando i risultati del summit dei 'grandi' appena concluso. "Questo è esattamente ciò che abbiamo fatto al vertice del G7 sotto la presidenza italiana, dove abbiamo appena raggiunto un accordo per mettere a disposizione di Kiev circa 50 miliardi di dollari di ulteriore sostegno finanziario entro la fine dell'anno, sfruttando le entrate straordinarie derivanti dagli asset sovrani russi immobilizzati. Si tratta di un risultato estremamente significativo, frutto di un grande lavoro di squadra svolto dai leader del G7".

 

 

A Bruxelles si aprirà l'altra partita sui futuri vertici dell'Europa: in serata ci sarà una prima riunione 'allargata' per fare un giro d'orizzonte sui risultati delle Europee, alla quale dovrebbe partecipare anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, candidata dei Popolari per il bis; poi ci sarà la cena informale tra i 27 leader in cui il piatto principale sarà quello dei 'top jobs': da decidere, soprattutto, il presidente della Commissione e del Parlamento, che dovrebbero andare al Ppe; il presidente del Consiglio europeo; che dovrebbe essere appannaggio dei socialisti; l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Unione, a cui puntano i liberali. Quanto a Meloni, ieri ha lanciato un avviso: vuole che "all'Italia venga riconosciuto il ruolo che le spetta, in termini di competenze delle quali ci si dovrà occupare quando si formerà la Commissione e ci saranno i commissari". La premier insomma, in cambio di un'apertura al bis di von der Leyen, vuole un commissario di peso. Ruolo per cui già circolano nomi importanti come quelli dell'ambasciatrice Elisabetta Belloni, dell'ex ministro dell'Economia Daniele Franco e dell'attuale ad di Leonardo Roberto Cingolani.

 

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