domiciliari elettorali

Giustizia, l’eletta Ilaria Salis libera e strapagata. Toti ai domiciliari elettorali

Rita Cavallaro

Altro che giustizia fascista di Orban, che ieri ha liberato la neo europarlamentare Ilaria Salis, sottratta al processo dal duo delle meraviglie Fratoianni e Bonelli. Quelli che avevano fatto di Soumahoro un simbolo, per poi scoprire che la famiglia del deputato con gli stivali intascava milioni di fondi destinati ai migranti lasciati senza cibo. Quelli che della Salis ne hanno fatto l'eroina antifascista, da liberare dalle catene con un'eurocandidatura, per rimarcare la violazione dei diritti umani da parte del governo magiaro. E che non si sognano di dire neppure una parola, così come tutta la sinistra e il Pd, sulla sorte giudiziaria di Giovanni Toti, sempre più capro espiatorio di uno scontro politico della magistratura, che mal digerisce la riforma della giustizia del governo Meloni. Che grida allo scandalo se viene fuori la notizia che la mamma del gip Paola Faggioni, in passato, era in consiglio comunale di Genova tra i dem. L’Anm ha alzato le barricate: che nessuno metta in dubbio l’indipendenza dei giudici. Nessun dubbio, infatti. L’Ungheria è stata così celere nel rispettare la legge da non attendere neppure la proclamazione della pregiudicata all’Europarlamento: ieri ha tolto il braccialetto elettronico alla Salis, che ora può tornare a casa. Stessa celerità del gip di Genova, che ieri ha lasciato prigioniero in casa il governatore della Liguria, ai domiciliari dal 7 maggio scorso per il pericolo «che possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sé o per altri», aveva scritto il gip.

 

  

 

A Europee ormai archiviate, la stessa giudice ha rigettato la richiesta di revoca delle misure cautelari perché ravvisa il pericolo di reiterazione del reato «in vista delle prossime competizioni elettorali regionali del 2025», si legge. Insomma, una motivazione per tutte le stagioni, perché tornata dopo tornata, con questi presupposti, Toti potrebbe rimanere in eterno agli arresti. A meno che non sia lui stesso a sottrarsi al perverso giogo. A differenza di Ilaria Salis, che si è dovuta candidare per sfuggire al processo in Ungheria, Toti deve dimettersi dalla carica di presidente della Regione Liguria se vuole riappropriarsi della libertà. Il gip lo ha scritto nero su bianco, subito dopo il passaggio della sussistenza del pericolo in (lontanissima) vista delle elezioni del prossimo anno. «Tale pericolo si configura vieppiù concreto ove si consideri che il predetto continua tuttora a rivestire le medesime funzioni e le cariche pubblicistiche, con conseguente possibilità che le stesse vengano nuovamente messe al servizio di interessi privati in cambio di finanziamenti», motiva il gip confermando che Toti è recluso perché continua a difendere il mandato elettorale che i cittadini hanno conferito al governatore in libere e democratiche elezioni.

 

 

Tanto più che appare elementare, Watson, che un politico colpito da un avviso di garanzia, e nel mirino di un’inchiesta ancora in corso, sarebbe costantemente sotto i fari investigativi da non provare neppure a mettere in atto comportamenti tali da configurare reati. E anche qualora li commettesse, gli investigatori non solo se ne accorgerebbero subito e potrebbero spedirlo direttamente in carcere, ma troverebbero le prove che finora non si sono viste. Nulla di tutto ciò. Anzi per il giudice è grave perfino che Toti si dichiari innocente, quasi come se la presunzione di innocenza, sancita dall'articolo 27 di quella Costituzione da difendere dai fascisti, sia diventata un’aggravante. In questo mondo al contrario vannacciano, Matteo Salvini si schiera con il governatore. «Solidarietà a Giovanni Toti e al popolo ligure che più volte lo ha scelto, apprezzato ed eletto: nessun accanimento - politico o giudiziario - fermerà la determinazione della Lega e dell’intero Centrodestra di lavorare al servizio dei cittadini liguri. Ci chiediamo: è davvero giustizia?».