L’ONOREVOLE ANARCHICA

Ilaria Salis, arrivano i primi guai per l’eurodeputata: Orban contesta l’immunità

Rita Cavallaro

L’Ungheria non ha alcuna intenzione di farsi sottrarre Ilaria Salis. A scoprire le carte sulle intenzioni di Budapest alla revoca dell’immunità perla neo europarlamentare, eletta con Alleanza Verdi e Sinistra, è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ungherese, Gergely Gulyas: «L’immunità consiste di due parti, l’immunità e l’inviolabilità. Inviolabilità significa che il procedimento può continuare quando e se la persona o non ha l’immunità o è stata sospesa». Parole che pesano come macigni sulla saga Salis e smentiscono le esternazioni di Roberto Salis, che a Tagadà, su La7, aveva accusato il governo di menefreghismo per non aver ancora mandato una comunicazione per certificare l’elezione della figlia, anche perché, aveva sostenuto lui, «gli ungheresi non aspettano altro che Ilaria vada via dall’Ungheria visto che dal Primo luglio Orban sarà presidente del Consiglio europeo e credo che l’ultima cosa che desideri sarà trovarsi in quella posizione con un’europarlamentare italiana ai domiciliari per un processo politico». Neanche 24 ore dopo, li governo di Victor Orban si è messo di traverso, forte della possibilità che il giudice possa avviare una procedura per la revoca dell’immunità, in relazione al fatto che questa non si applica in caso di flagranza di reato.

 

  

 

La Corte di Budapest sostiene l’esistenza di un video contro l’imputata, da portare all’attenzione di una commissione parlamentare europea per valutare se provi la flagranza di reato. È su questo che farebbe affidamento il governo di Budapest per poter continuare a processare la Salis, accusata di far parte dell’associazione criminale che ha messo in atto pestaggi violenti nel Giorno dell’Onore, l’11 febbraio 2023. «Mandare un criminale al Parlamento europeo non fa bene né al Parlamento europeo né agli elettori», ha detto il politico. «Quindi le autorità ungherese competenti dovrebbero chiedere al Parlamento europeo la deroga all’immunità», ha scritto il portavoce del governo Zoltan Kovacs su X, riferendo le dichiarazioni del sottosegretario Gergely Gulyas. «E se la larga maggioranza dei parlamentari non considerano gli abusi fisici accettabili e non vogliono permettere che questi gravi crimini restino impuniti», aggiunge, «allora dovrà derogare all’immunità e permettere che il procedimento legale continui durante il mandato della parlamentare».

 

 

Questo perché la revoca dell’immunità farebbe cadere anche l’inviolabilità, consentendo di andare avanti con il processo. Qualora invece il Parlamento europeo si pronunci in maniera differente, la sorte di Ilaria sarebbe soltanto rimandata di cinque anni. L’Ungheria, infatti, non intende rinunciare a esercitare la giustizia nel proprio Paese per colpa di un escamotage politico. Il sottosegretario ha garantito che nel caso in cui l’immunità non venga revocata per consentire ai giudici di Budapest di portare avanti il processo, «questo potrà continuare una volta finito il mandato». In sostanza, non si scappa dalla legge ungherese, che per i reati di cui è accusata Salis prevede una pena di 24 anni di prigione. Immediata la reazione del padre Roberto: «Mi stupirei del contrario: se non lo dicessero sarebbe un'ammissione che i capi d'accusa sono stati strutturati in modo pretestuoso, in quello che è un processo politico».