Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Parlamento tra cori da stadio e flash mob. Nuovo show di M5S e Pd, undici deputati sospesi

Antonio Adelai
  • a
  • a
  • a

Censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 15 giorni per il deputato Igor Iezzi, della Lega. È la sanzione massima comminata dall’Ufficio di presidenza di Montecitorio, dopo una lunga riunione, per la incandescente seduta dell’altro ieri sera, in Aula, nel corso dell’esame del disegno di legge sull’Autonomia differenziata. Sette i giorni inflitti agli onorevoli Enzo Amich, Gerolamo Cangiano e Federico Mollicone, tutti e tre di Fratelli d’Italia, a Domenico Furgiuele, della Lega, e a Nicola Stumpo, del Partito democratico. Quattro i giorni per Leonardo Donno, del Movimento 5 stelle, tre giorni per Vincenzo Amendola, del Pd, e Stefano Candiani, della Lega. Due i giorni di interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per Arturo Scotto e Claudio Michele Stefanazzi, entrambi del Pd. A salvarsi è stato Andrea Gnassi, del Partito democratico, anche lui ascoltato insieme agli altri 11 colleghi dall’organismo.

 

 

Ma quella di ieri è stata un’altra giornata di polemiche e di tensioni, nell’emiciclo della Camera, sul medesimo provvedimento. Nervi a fior di pelle, fin dal mattino, con una sequenza interminabile di interventi da parte degli esponenti delle opposizioni che contestavano il resoconto del verbale relativo appunto ai lavori di mercoledì sera, che avevano visto protagonista proprio Donno, che con il suo tentativo di consegnare, in Aula, la bandiera tricolore al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, aveva scatenato un bel po’ di parapiglia. La presidente dei deputati del Pd, Chiara Braga, aveva proposto una correzione formale del processo verbale, chiedendo di sostituire, all’undicesimo capoverso, «la parola "disordini" con le seguenti parole "aggressione nei confronti del deputato Donno da parte di alcuni deputati della Lega e di Fratelli d'Italia"». Richiesta che era stata respinta dall’Assemblea con 42 voti di differenza, tra le proteste veementi delle minoranze. A surriscaldare ancora di più il clima ci hanno pensato le parole del deputato e vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, secondo cui «il comunismo ha fatto migliaia di morti. "Bella ciao" richiama il comunismo e quindi, cantare il comunismo in Aula, richiama un periodo tragico, nero, oscuro della storia. Tra la "decima" che è un corpo di incursori della Marina militare e il comunismo che ha fatto migliaia di morti - ha aggiunto Crippa -, io credo che richiamare il comunismo sia un po' peggio che richiamare degli incursori della Marina».

 

 

Dichiarazioni a cui aveva replicato, in Aula, il vicepresidente del M5s, Riccardo Ricciardi: «Leggere - ha affermato il rappresentante pentastellato - che il vicesegretario della Lega, Crippa, dica che è peggio cantare "Bella ciao" che fare il simbolo della decima Mas è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Crippa deve vergognarsi ed uscire da questa Aula». Al che le opposizioni hanno intonato nell’emiciclo “Bella ciao” e gridato “Fuori i fascisti dal Parlamento”, con il presidente di turno dell’Assemblea, Sergio Costa, che suo malgrado si è trovato costretto a sospendere la seduta. Seduta che non è più ripresa, con il prosieguo della discussione delle misure che è slittato alla prossima settimana. Insomma, non potendo rivalersi a livello elettorale verso la maggioranza, come hanno dimostrato i risultati delle ultime Europee, le minoranze hanno trasformato l’Aula della Camera in una piazza, in una sorta di arena. Martedì Pd, M5S, Avs e + Europa si ritroveranno per manifestare contro autonomia e premierato in piazza Santi Apostoli a Roma.

 

Dai blog