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M5S, trattativa Spadafora-Bonafede per la rivoluzione anti-Conte

Edoardo Sirignano
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La "resa dei Conte" va avanti, anzi s’inasprisce dopo le europee. L’ultima debacle non lascia indifferente l’eterogeneo universo pentastellato e anche tra i fedelissimi del capo c’è chi intende farlo fuori. A volerne la testa innanzitutto gli ex, quelli tornati a casa per un regolamento che non consente di superare il secondo mandato. Basta vedere i recenti commenti di Toninelli o i mal di pancia dei vari Taverna e Fico, senza dimenticare l’infinita congiura di Raggi. L’ex sindaca vuole sbarazzarsi di chi non le ha permesso di restare nel palazzo.

 

 

C’è, poi, il fronte dei padri fondatori, quelli della prima ora che rinnegano la società civile voluta dall’ex presidente del Consiglio. Tra questi Beppe Grillo, che nell’ultima campagna elettorale non ha mosso un dito e Davide Casaleggio, che a più riprese continua a chiedere cambi al vertice. A tali malcontenti bisogna aggiungere l’ira dei fuoriusciti, chi ha preceduto Giuseppi al vertice. Non a caso il primo a esultare per la disfatta è un tale Di Maio, che tutto a un tratto sembra trovarsi sulle posizioni del nemico Di Battista. Ci sarebbe addirittura un gruppo di Impegno Civico, come l’ex ministro Spadafora, al lavoro per un progetto teso a tornare nella vecchia casa. In tal senso, Alfonso Bonafede, già Guardasigilli, starebbe facendo da pontiere con alcuni fedelissimi del capo attuale, che intendono far fuori chi li ha portati in alto.

 

 

Nelle ultime ore aumentano i malumori tra i parlamentari in scadenza di doppio mandato. Secondo indiscrezioni, dopo il verdetto delle urne, ci sarebbe stato un incontro tra i vari Patuanelli e Gubitosa, che vorrebbero chiedere a Conte di cambiare nell’immediato alcune norme. L’obiettivo è non far la fine di chi è stato trombato a Bruxelles o di chi li ha preceduti. «Altrimenti – vocifera qualcuno che ha partecipato al pranzo, svoltosi in un noto ristorante capitolino – facciamo morire il M5S e creiamo l’ennesima corrente nel Pd, considerando i buoni rapporti di qualche nostro portavoce».

 

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