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Ue a destra, le mosse dell'Italia. Meloni sfrutta l'asse con von der Leyen

Edoardo Romagnoli
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Quella di Giorgia Meloni è una doppia vittoria. Il successo di Fratelli d’Italia in queste Europee non è solo una conferma del fatto che il feeling fra il primo partito di governo e i cittadini è ancora forte ma rilancia anche il Paese in ottica G7. «Il governo italiano è, fra le grandi nazioni europee, il più forte» ha sottolineato Meloni. Per il segretario della Lega Matteo Salvini «il governo, penso a un caso unico in Europa, esce rafforzato. La sinistra e gli ultra europeisti, gli ultra burocrati come Macron e Scholz vengono ampiamente puniti dagli elettori». Se l’esecutivo italiano esce rafforzato dalle urne, i principali «motori» dell’Europa, Francia e Germania, ne escono bruciati. All’ombra dell’Eliseo il partito di opposizione e di estrema destra Rassemblement National ha preso più del doppio dei voti che è riuscito a raccogliere la lista del presidente francese Emmanuel Macron, Reinassance. Una batosta annunciata, almeno dai sondaggi delle scorse settimane, che ha spinto Macron a sciogliere l’Assemblea nazionale, la camera basse del Parlamento francese e la convocazione anticipata delle legislative: il primo turno si terrà il 30 giugno e il secondo il 7 luglio.

 

 

In Germania i conservatori del Cdu-Csu (Unione Cristiano-Democratica di Germania e Unione Cristiano-Sociale in Baviera) hanno vinto le elezioni, con circa il 30%, davanti all’Spd, il partito socialdemocratico, del cancelliere tedesco Olaf Scholz (13,9%). Spd che è stato battuto anche dall’Afd, Alternative für Deutschland, che si è preso il secondo posto con il 15,9%. Una sconfitta pesante per il cancelliere che si era impegnato in prima persona in questa campagna elettorale con tanto di volto sui cartelloni. In Spagna Pedro Sanchez vacilla, ma resiste. Il Partito Popolare ha vinto le elezioni con 22 seggi e il 34,2% dei voti. Il fatto è che il partito di Alberto Nunez Feijoo non ha incassato una vittoria così ampia che gli possa permettere di mettere in discussione la maggioranza di governo. I socialisti, infatti, si attestano come la seconda forza del Paese con il 30,1% dei voti e 20 seggi, uno solo in meno rispetto al 2019. A ben vedere i risultati non si distanziano poi così tanto dalle elezioni politiche del 23 luglio.

 

 

È per questo che al tavolo dei grandi del mondo, che si ritroveranno in Puglia domani, l’Italia si presenta come uno dei Paesi più stabili, e quindi affidabili, in prospettiva. D’altronde l’affidabilità è data dalla longevità di un governo, un elemento che all’Italia è sempre mancato, e dalla possibilità che ha di poter impostare politiche di lungo raggio convincendo gli interlocutori che dopo qualche mese non dovranno riniziare a lavorare sui medesimi dossier con altri interlocutori.Una nuova centralità sancita anche dalla stampa internazionale. Il quotidiano francese «Le Figaro» ha evidenziato come Meloni «vince la prima tappa della scommessa europea. A differenza di Emmanuel Macron e Olaf Scholz, Giorgia Meloni resta uno dei pochi leader in Europa che escono da queste elezioni chiaramente rafforzati».

 

 

«Tra i capi di governo dei grandi Stati membri solo il primo ministro italiano Meloni è saldamente in sella e assertivo nel suo Paese», scrive. Anche se, sostiene il giornale tedesco, Meloni «appartiene al partito sbagliato per un vero ruolo di leadership in Europa. Tuttavia è lei una dei vincitori dopo le elezioni di Bruxelles. Il peso della Meloni nel Consiglio Europeo aumenterà e il suo partito potrà aumentare la sua influenza nel Parlamento Ue». Meloni, si legge in un altro articolo di Die Welt, può anche essere decisiva rispetto alla conferma di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea. In cambio l’Italia potrebbe chiedere un commissario «di peso» e la vicepresidenza. La leader del Rassemblement National però non molla «adesso è il momento di unirsi, sarebbe davvero utile». La reazione di Meloni all’appello della leader francese potrebbe cambiare il destino del Vecchio Continente.  

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