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Lega, resa dei conti con i critici della linea di Salvini. Chi rischia di essere espulso
Tolleranza zero verso le critiche a Matteo Salvini. Archiviati la campagna elettorale e il voto europeo, nella Lega si apre la stagione dei possibili provvedimenti disciplinari contro chi, con le sue dichiarazioni, si è sostanzialmente messo fuori dal partito. E nel mirino finiscono in particolar modo un lombardo e un veneto. Si tratta dell’ex segretario della Lega lombarda Paolo Grimoldi, reo di aver veicolato, a urne aperte, l’annuncio che Umberto Bossi avrebbe votato un indipendente nelle liste di Forza Italia. Ma anche Roberto Marcato, assessore della giunta veneta, da tempo critico verso la segreteria, che però ritirò un anno fa la sua candidatura al congresso veneto contro il candidato salviniano Alberto Stefani. Commentando il risultato elettorale delle Europee, Marcato ha scritto ieri mattina ’Mettiamoci una Decima sopra’, parafrasando l’uso di Decima per croce, refrain della campagna di Roberto Vannacci. Ma sul libro nero della segreteria leghista c’è in particolar modo Grimoldi per le critiche continue davanti alle quali finora Salvini ha lasciato andare. L’ex segretario lombardo è stato anche - insieme ad Angelo Ciocca, candidato però da Salvini all’Europarlamento e primo dei non eletti al Nord Ovest - tra i promotori di quel comitato del Nord che ebbe la benedizione di Bossi. Ma anche l’attivismo del segretario provinciale di Bergamo Fabrizio Sala fa sollevare più di un sopracciglio in via Bellerio.
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Mentre non sembra sia in vista alcun cambiamento ai vertici dei gruppi alla Camera e al Senato, guidati Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. Ma, il giorno dopo le critiche dello stesso Salvini, a difesa di Bossi scende in campo un pezzo da novanta come il governatore lombardo Attilio Fontana. «Su Bossi non scherziamo. Bossi è una cosa sulla quale neanche si può fare nessun accenno. Bossi è assolutamente il fondatore, colui che ha sempre consentito a tutti noi di svolgere attività. Bossi non si tocca», scandisce Fontana, rispondendo a chi gli chiede se il partito stia valutando provvedimenti contro il suo fondatore. Quanto a Grimoldi «ci sono gli addetti, i vertici che prenderanno delle decisioni, vedremo», aggiunge. Da parte di Fontana non ci sono polemiche contro i vertici del partito, viene assicurato, semmai sembra non essere stata gradita la dichiarazione di Vannacci che ha definito quello di Bossi come il gesto di uno che ha «tradito».
Che poi il senatur, nel segreto della cabina elettorale, abbia resistito all’attrazione di tracciare una croce sul simbolo dell’Alberto da Giussano e abbia virato sul simbolo di Forza Italia con il Tricolore in bella mostra è cosa tutta da dimostrare. Grimoldi giura di averlo sentito più di una volta al telefono e dice di avere testimoni. E Bossi non ha fatto smentire la dichiarazione, diffusa nelle chat nella serata di sabato. Anche se poi chi conosce la storia politica del senatur sa che l’ex capo del Carroccio non è avvezzo alle smentite.