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Giorgia Meloni tra G7 e partita dell'Ue: "Ora per l'Italia un ruolo da protagonista"

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Un risultato «clamoroso e tutt’altro che scontato». Giorgia Meloni fotografa così il successo personale e di Fratelli d’Italia alle Europee. Per la premier e leader del partito di via della Scrofa d’altronde a parlare sono i numeri: 28,81% il dato centrato da FdI e circa 2,4 milioni di preferenze conquistate dall’inquilina di palazzo Chigi. Un doppio exploit che, abbinato allo scenario continentale, «dà una grande centralità alla nostra nazione - evidenzia - perché tra i grandi Paesi europei l’Italia è il governo che esce più rafforzato. Una forza che dovremo essere bravi a utilizzare per portare a casa risultati per gli italiani». Insomma, anche in vista della definizione dei ’top jobs’ europei, Meloni rivendica un «ruolo da protagonista e non da spettatrice dell’Italia». «Comunque vada, qualsiasi dovessero essere le maggioranze - afferma -, ci sarà bisogno di un’Europa più pragmatica e meno ideologica. Il messaggio è chiarissimo: l’asse si sposta verso le forze alternative alla sinistra».

 

I leader Ue discuteranno del prossimo ciclo istituzionale già lunedì 17 giugno in occasione della riunione informale che si terrà all’Europa building di Bruxelles. Appuntamento fissato in agenda subito dopo il G7 in Puglia e la Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina che si terrà in Svizzera. Forte del risultato ottenuto alle urne, Meloni ricorda che «un governo solido significa che i tuoi interlocutori sanno che avranno a che fare con te ancora per diverso tempo. È sicuramente un elemento di forza, e lo sarà anche nelle trattative per la prossima Commissione europea». «A norma di regole l’indicazione» del candidato presidente della Commissione, spiega, «spetta al partito che ha avuto più voti, che in questo caso è il Ppe. Quando quella proposta», che prevede il bis di Ursula von der Leyen, «verrà formalizzata, la valuteremo perché nel negoziato ci sono diverse questioni che riguardano tutti i ruoli apicali, le deleghe dei commissari, e quindi anche il commissario italiano».

 

Una conferma della Spitzenkandidatin dei Popolari, magari col via libera anche da Roma, potrebbe quindi garantire un commissario di peso a Meloni. «Vorrei spuntare una delle deleghe più importanti in Europa - aveva confessato la premier poche settimane fa -, un commissario che possa garantire un punto di vista italiano. La delega sull’Economia, non indebolita ma piena, la Competitività, il Mercato interno o la Coesione. Ma anche la delega al Green Deal». Un ventaglio ampio che dovrà però fare i conti con richieste e resistenze di Socialisti (che puntano alla presidenza del Consiglio europeo col portoghese Antonio Costa) e Liberali (usciti malconci dal duello Macron-Le Pen in Francia), al momento tutt’altro che disposti ad allargare il perimetro della ’maggioranza Ursula' ai Conservatori. Prima di ritrovarsi a Bruxelles, Meloni avrà comunque modo di incrociare sia il cancelliere tedesco Olaf Scholz che il presidente francese Emmanuel Macron, entrambi attesi al G7 così come Charles Michel e Ursula von der Leyen in rappresentanza dell’Ue. La premier intanto ha già raggiunto Borgo Egnazia per una settimana che si annuncia «ancora più complessa, in termini di mole di lavoro, di quella passata, ho molto da lavorare».

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