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Messaggi ai raggi X, il Circo Barnum dell'Europa

Luigi Bisignani
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Caro direttore, in campagna elettorale ogni parolaccia vale. O almeno così è stato in questo orribile mese che ha preceduto le elezioni europee, arrivando a contagiare nel linguaggio perfino il Papa che ha stigmatizzato la «froceria» della Curia. Meno male che fra una settimana in Puglia l’Italia sarà al centro del mondo e calerà il sipario su questo triste spettacolo. Del resto, cosa aspettarci da un Paese dove qualche mezzobusto televisivo può permettersi di celebrare gli ottant'anni dallo «sbarco in Lombardia», che non si affaccia nemmeno sul mare, anziché in Normandia? Così può anche capitare che ai nostri leader politici non sfuggano passaggi di grande effetto per far colpo sugli elettori: ma questo non è un televoto e in lizza non ci sono Geolier o Angelina Mango. In queste ore, infatti, i cittadini stanno votando per eleggere i settantasei parlamentari che rappresenteranno l’Italia in Europa in uno dei momenti più drammatici per l’Occidente, con una guerra ai confini e un’altra sullo sfondo. Ma la battuta più straordinaria l’ha fatta la solita fuoriclasse della premier presentandosi così ad un attonito Vincenzo De Luca che l’attendeva a Caivano: «Sono quella stronza della Meloni», giusto per saldare il conto in sospeso e ributtare in faccia al governatore della Campania quell’insulto ricevuto, con il risultato straordinario di lasciarlo per una volta muto, uno abituato come lui da anni a dileggiare via internet e senza interlocutorio chiunque si trovi sulla sua strada. Una stoccata degna del miglior Berlusconi quando da Michele Santoro, anche lui candidato europeo, last minute, con la lista «Pace Terra Dignità», con magistrale effetto scenico spolverò la sedia dove si era seduto in precedenza Marco Travaglio. Anche Matteo Renzi, unico leader oltre a Emma Bonino che qualora eletto ha preannunciato che andrà effettivamente a Bruxelles, è stato vittima di un fuorionda di grande efficacia: finita una manifestazione della sua lista Stati Uniti d’Europa, pensando che le telecamere fossero spente, a chi gli aveva chiesto un parere sulla par condicio, ha risposto in un modo toscanamente piatto: «Per me è una cagata pazzesca», dotta citazione del mitico ragionier Fantozzi, personaggio cult di Paolo Villaggio. Quando ha capito che tutto era stato registrato, da uomo intelligente quale è, ha provato a scherzarci sopra, commentando: «Manda tutto a Striscia la Notizia».

Ma l’ex «Rottamatore» non è solo. Altri candidati, sia a destra che a sinistra, in questa campagna europea monopolizzata da temi nazionali e priva di confronti tra candidati, ci hanno regalato perle funzionali a far parlare di sé e spuntare voti agli altri. A cominciare dai featuring scelti da molti partiti, primo fra tutti il leghista putativo Roberto Vannacci. Dopo la copertina col piedone bagnato e il simpatico appello on line «fate una Decima», intendendo la X sulla scheda, al comizio di Milano della Lega il Generale si è speso non solo in battute sulla «Decima Legione» ma, non ancora soddisfatto, in chiusura lo si è persino sentito urlare: «Al vostro segnale scateneremo l’inferno», il più trito proclama di Massimo Meridio, il protagonista de Il Gladiatore, che di secondo nome, non a caso, si chiamava Decimo! Peccato che al popolo leghista milanese non è proprio venuto in mente che, sostanzialmente, li stava indirettamente associando ai coatti «romani». Lontani i tempi di «Roma ladrona», ora basta un «testosteronico sabotatore» per eccitare gli animi dei militanti padani. Tuttavia, Vannacci sarà la vera sorpresa di queste elezioni, salvando il soldato Salvini, tanto per proseguire con le citazioni cinematografiche, e diventando uno dei parlamentari più votati a Bruxelles. C’è però da chiedersi se il Generale del mondo al contrario, qualora dovesse ricevere un mare di preferenze, non rischi di cannibalizzare la Lega, così come lo sconosciuto Peppino Conte ha fatto con il Movimento 5 stelle, riuscendo addirittura a offuscare la stella polare di Beppe Grillo.

Anche se, a dire il vero, il povero Conte, unico a non essere candidato a Bruxelles, non suscita più alcuna emozione ad eccezione forse di quando si rimette la toga per assumere le difese di Hamas. Infatti in occasione della proiezione al CAM di Milano del film autoprodotto dai grillini «L’Italia che conta», un assemblaggio del meglio dei comizi di Giuseppi, delle 85 sedute disponibili ne erano occupate molto meno della metà da persone meste e annoiate.. Anche se ben peggiore e a effetto boomerang è stata l’uscita di Conte con la frase sul «capitalismo infetto» che il gagliardo neo presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha stigmatizzato con un laconico: «È campagna elettorale». Nonostante forse non basterà a superare la soglia del quattro per cento, Alleanza Verdi-Sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno certamente azzeccato il featuring con Ilaria Salis, anche se qualche analogia con Sumahoro potrebbe rievocarla e convincere gli elettori ad evitare un probabile en plein. Un altro che di figuracce ne ha accumulate una discreta collezione è il Sindaco di Terni Stefano Bandecchi, noto per aver fondato l’Università degli Studi «Niccolò Cusano». Ex missino ed ex Forza Italia, ora è segretario di Alternativa Popolare, candidato alle elezioni europee assieme al suo compagno di lista Luca Palamara.

Indimenticabile, infine, il pensiero illuminato del ministro Lollobrigida che in occasione di una cena elettorale, probabilmente per aumentare l’appeal del proprio dicastero, si è lanciato in questo ardito e quanto mai inopportuno commento: «Quante guerre non ci sarebbero state di fronte a... cene ben organizzate». E forse una cena sarebbe servita pure a Elly Schlein per capire che l’incompatibilità con il partito di Marco Tarquinio, candidato nelle fila del Pd ma non iscritto, era palese fin dall’inizio. Quando Elly si dice soddisfatta di aver «costruito un’identità chiara», forse ha dimenticato di avvisare l’ex direttore di Avvenire che non solo non si allinea ai desiderata della sinistra ma addirittura arriva ad affermare a proposito della Nato: «Lo dico da 30 anni, la Nato è superata», smentendo così clamorosamente la linea Dem, che in Europa ha sottoscritto il manifesto elettorale del Pse in cui è netto il sostegno a Kiev. Eppur Tarquinio da superbo non demorde: «Se è un partito di sinistra, deve cambiare idea sull’invio delle armi». Attriti non di poco conto, ribattezzati dalla leader Pd come «pluralismo». Ma la domanda sorge spontanea: di cosa hanno parlato la segretaria multigender e il pacifista Tarquinio prima della candidatura? Battute a parte, sappiamo già che il trionfatore assoluto delle elezioni sarà purtroppo l’astensionismo: è il «partito» che oggi piace di più ai giovani. Nel 1979, l’affluenza superava il 90%... altri tempi. Panta rei.

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