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Inchieste a orologeria, i dossier Striano sulle elezioni

Rita Cavallaro
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C’è la solita manina dietro l'ultimo scandalo fatto scoppiare dalla sinistra a poche ore dall'apertura delle urne. E il consueto metodo: quello di tirare fuori dal cassetto dossier da utilizzare come una clava contro l'avversario politico, nel momento giusto e con l'obiettivo di influenzare la vita democratica del Paese. Anche il caso di Paolo Signorelli, l'ex portavoce del ministro Francesco Lollobrigida, è legato a filo doppio alle carte dell'inchiesta dossieraggio, l'indagine che coinvolge il tenente della finanza Pasquale Striano e il pm Antonio Laudati, due servitori dello Stato in servizio in quel tempio sacro che è l'Antimafia, trasformato, secondo il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, in un verminaio che, negli ultimi quattro anni, ha messo in atto migliaia di accessi abusivi alle banche dati per spiare politici, la quasi totalità del centrodestra. Per poi inviare una miriade di documenti coperti da segreto a un gruppo di giornalisti, i quali avrebbero puntualmente usato le informazioni riservate scaricate illecitamente dal sistema analisti per gli scoop volti a minare la formazione del nuovo governo Meloni, la corsa al Colle di Silvio Berlusconi, le kermesse elettorali della Lega. Anche il dossier Demce, quello dove sono contenute le intercettazioni e le chat pubblicate in questi giorni, è uno dei file illeciti contestati dagli inquirenti a Striano & Co. Il finanziere a capo del gruppo Sos della Direzione nazionale Antimafia, su richiesta di uno dei giornalisti di Domani indagati in concorso, aveva infatti scaricato, dalla banca dati Sidda-Sidna cinque file, ritenuti riservati, sul boss albanese Elvis Demce, il 22 e il 23 febbraio 2022.

Pochi giorni dopo, il 27 febbraio, aveva inviato i materiali coperti da segreto al cronista e, nei mesi successivi, aveva cercato anche il nominativo di Lollobrigida. Il prospetto dello scambio illecito, tramite wetransfer, dei documenti denominati «DEMCE» è contenuto nel dettaglio delle contestazioni messe nero su bianco nell'avviso a comparire di Striano, insieme alle centinaia di file riservati elencati a sostegno delle accuse di accesso abusivo ai sistemi informatici e rivelazione di informazioni coperte da segreto. In quei documenti sarebbero contenute le stesse chat tirate fuori dal cilindro solo adesso, nell'ultimo giorno di campagna elettorale, ma risalenti al 2018. Al momento giusto, contro l'avversario giusto, da abbattere a colpi di neonazismo e legami con la criminalità. «Ma hanno assolto Elvis? Fantastico dajee», dice Signorelli nella chat, facendo riferimento al processo Demce e ottenendo un esultante «siii» da Fabrizio Piscitelli, quel «Diabolik», a capo degli Irriducibili della Lazio, ucciso a colpi d’arma da fuoco il 7 agosto 2019, su una panchina del parco degli Acquedotti. Senza contare gli insulti agli ebrei, che ormai fanno notizia solo se non vengono dalla sinistra pro Palestina, quella che, dalla rappresaglia di Israeli su Gaza dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre, ha scatenato l'odio contro Netanyahu e i sionisti. «Mica è colpa nostra se i romanisti sono ebrei», dice in un vocale Diabolik, al quale l'ex portavoce replica «Tutti ebrei» e vari «mortacci loro». E ancora altri passaggi riportati per rimarcare l'ideologia nera del nonno di Signorelli, tra i fondatori di Ordine Nuovo. Tante carne al fuoco per rinvigorire il solito spauracchio del fascismo, l'ossessione di una sinistra che non sa come tornare a governare senza vincere le elezioni.

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