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Signorelli si autosospende, la sinistra esulta nella sua piazza antisemita

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Christian Campigli
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Non basterebbero le pagine dell’enciclopedia Treccani per elencare tutti gli episodi di doppiopesismo nei quali è inciampata la sinistra. Una sorta di forma mentis che ieri si è palesata nella polemica del giorno. Il quotidiano la Repubblica ha diffuso alcune chat private tra Paolo Signorelli, capo ufficio stampa del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, e Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, per anni leader degli ultras della Lazio, assassinato nel 2019 (secondo la tesi accusatoria) nell’ambito di una faida per il controllo dello spaccio di droga. Le chat sono tratte dalla copia forense del telefonino di Piscitelli redatte nell’ambito dell’inchiesta portata avanti dalla procura romana. La conversazione copre un arco di tempo tra metà dicembre 2018 e pochi giorni prima della morte di Piscitelli. I due si erano conosciuti nell’ambiente della tifoseria laziale. «Mica è colpa nostra se i romanisti sono ebrei», annota Diabolik in un vocale. «Tutti ebrei», replica Signorelli. E ancora: «Mort... loro e degli ebrei».

 

 

Il giornalista Gad Lerner è al centro di un’altra conversazione: «Quell’ebreo di Gad Lerner», scrive Piscitelli. E Signorelli: «Cos’ha detto quel porco?». Signorelli ieri mattina si è autosospeso dall’incarico. Questa la sua spiegazione: «Tengo a precisare di non ricordare la conversazione in oggetto e ritengo altresì doveroso sottolineare quanto mai distanti da me, dal mio pensiero e dal mio sentire, siano i gravi contenuti di quella conversazione». Sul tema è intervenuto Lollobrigida: «Per come ho conosciuto Paolo Signorelli in questi due anni, sono certo sia distante anni luce da quanto riportato nella conversazione e confido possa smentirla al più presto». Perentorio anche il vicepremier Matteo Salvini: «Non ho letto le chat, ma se è uno è antisemita è un cretino». Fin qui la fredda cronaca. Impossibile non sottolineare però almeno un paio di aspetti suggestivi. Il primo riguarda il timing, a due giorni dalle elezioni europee, con il quale sono uscite conversazioni private, risalenti a circa sei anni fa. Non va poi dimenticata la palese differenza con la quale la sinistra ha trattato alcuni episodi di evidente antisemitismo o di richiamo a periodi tutt’altro che luminosi. Un atteggiamento supino, per timore di urtare la sensibilità dei molti (potenziali) elettori con la kefiah al collo.

 

 

Più volte nelle manifestazioni di piazza pro Gaza sono state bruciate o imbrattate le immagini esponenti di governo, a partire dal premier Meloni. Nelle piazze è stata presa di mira anche la senatrice a vita Liliana Segre. Per non parlare delle bandiere di Israele con foto di escrementi incollate sopra. Ma il pensiero va anche a giornalisti del calibro di David Parenzo, Maurizio Molinari e Daniele Capezzone ai quali è stato impedito di parlare all’interno di tre atenei italiani. All’università di Torino, al contrario, un imam ha invitato gli studenti «a lottare contro lo stato ebraico». E che dire delle surreali pretese di consentire agli alunni della scuola di Pioltello di festeggiare il Ramadan. Dulcis in fundo Christian Raimo, il professore candidato alle europee con Avs. Dopo aver espressamente affermato che «i neonazisti vanno picchiati», ha diffuso una locandina con lo slogan: «La lotta, amata». Non serve un esperto di enigmistica per scoprire che, se alla parola amata si aggiunge una r, emerge un evidente richiamo al terrorismo anni Settanta. Ma in questi casi, il silenzio (almeno per la sinistra) è d’oro.

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