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Europa, migranti, green, tasse e guerra: si può cambiare

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Edoardo Sirignano
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Stavolta si può davvero cambiare. Finora il Parlamento europeo si è retto sulla coalizione tra popolari, socialisti e liberali.
Negli ultimi anni, però, le destre sono cresciute fino ad aspirare a essere maggioranza alternativa. Von der Leyen, in cerca del bis, se ne è accorta e non intende farsi trovare impreparata. Ecco perché non disdegnerebbe di esportare a Bruxelles quel modello Palazzo Chigi che governa in Italia da fine 2022. Male chance di una permanenza di Ursula alla Commissione si sono diradate molto nelle ultime settimane. Ppe, S&D e Renew, come dicono le ultime rilevazioni di Politico.eu, insieme arriverebbero a soli 390 seggi, non una garanzia quando sarà la volta di approvare le proposte legislative che approderanno sui banchi dell’emiciclo. Ragione, dunque, che premierebbe nei fatti il nuovo schema conservatori, popolari e liberali di cui sarebbe garante proprio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che di Ecr è presidente. Non è un caso che von der Leyen negli ultimi mesi ha cercato di strizzare l’occhio proprio al presidente del Consiglio italiano.

MIGRANTI

Una svolta chiara, in tal senso, si è avuta per quanto concerne i migranti. Si è passati dal patto per l’asilo a quello per le frontiere, cioè da un approccio teso a implementare la collaborazione tra i Ventisette a uno più securitario. Non è un caso neanche l’endorsement all’accordo tra Meloni ed Edi Rama sui richiedenti asilo. Un cambio di passo, d’altronde, già si era potuto intravedere quando l’Ue aveva sottoscritto un patto con la Tunisia per contenere i flussi. In quell’occasione addirittura la sinistra accusò Weber di scimmiottare Giorgia.

GREEN ECONOMY

Altro caposaldo che sembra stia venendo meno è quello legato a un ambientalismo radicale, che penalizza lo sviluppo.
Negli ultimi mesi è stata corretta, ma solo in parte, l’approccio ultraideologico alla transizione green. Lo stesso paletto del 2035 relativo passaggio all’auto elettrica per tutti potrebbe essere rivisto. Stesso discorso vale per una serie di norme sulla casa. Bene renderle più green, ma non tanto velocemente da indebitare i proprietari. Non è un mistero che dal 2023 si sta smontando quel Green Deal lanciato cinque anni fa.

ECONOMIA

Finanche quando si parla di economia, l’Europa ha plaudito, più di una volta, al lavoro svolto dal ministro Giorgetti. Se prima veniva bocciata completamente la linea economica del governo, adesso restano le critiche, ma non sono insormontabili come dopo le elezioni politiche.

POLITICA ESTERA

È chiaro che sul conflitto in Ucraina e l’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia si giocheranno gli equilbri della politica estera europea. Attualmente prevale la interventista di Macron, pronto a mandare truppe francesi sul fronte ucraino. Anche la Germania di Scholz si è avvicinata a questo modo di ragionare. Più isolata la posizione prudente dell’Italia, che potrebbe essere utile e non poco per ritrovare quella peculiarità diplomatica, che una volta caratterizzava il continente e che oggi potrebbe essere la medicina per evitare un’escalation mondiale.

CIBO E AGRICOLTURA

Anche il modello Lollobrigida potrebbe diventare un vademecum da esportare a Bruxelles (ancora impresse nella mente sono le proteste dei trattori contro le politiche Ue). L’esecutivo italiano, d’altronde, è chiaro come già abbia portato dei risultati a casa. Basti pensare alla revisione della politica agricola comune o al regolamento imballaggi. Medesimo ragionamento vale per insetti e carne chimica, per eliminare storture contrarie agli interessi degli europei.

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