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Elezioni europee, Francesca Peppucci: "Giovani generazioni centrali nel dibattito pubblico europeo"

Giuseppe China
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«Spesso i giovani sono innamorati della politica, però vanno continuamente sollecitati altrimenti si corre il concreto rischio che si allontanino da questo tema. Infatti durante la campagna elettorale – afferma in un’intervista a Il Tempo la candidata alle elezioni europee di Forza Italia nella circoscrizione Centro, Francesca Peppucci – ho spesso ribadito l’importanza di far avvicinare al dibattito pubblico le giovani generazioni».
Questo è un tema a lei caro anche perché è l’europarlamentare uscente più giovane. A suo giudizio quali altre questioni influiranno sugli elettori all’interno delle cabine elettorali?
«Partendo dal presupposto che ogni cittadino ha la sua sensibilità penso che i temi economici, come per esempio all’aumento dei costi di energia e materie prime. Aspetti che gli elettori sentono vicini, al contrario dell’Unione europea in sé: infatti durante gli incontri elettorali ho ricordato che le decisioni più importanti e impattanti nel nostro quotidiano vengono prese proprio tra Bruxelles e Strasburgo. Dunque questa tornata elettorale è fondamentale per la programmazione dei prossimi quindici anni almeno».
La maggior parte dei cittadini europei vive con apprensione i conflitti in Medio Oriente e tra Ucraina e Russia. In concreto cosa può fare l’Ue per invertire la rotta?
«La guerra tra Mosca e Kiev ha accelerato un dibattito aperto anni fa, ossia quello relativo all’introduzione del commissario europeo alla Difesa comune. L’obiettivo non è andare in guerra ma garantire pace e sicurezza ai cittadini e alle imprese dell’Ue. Non dimentichiamoci della situazione attuale nel Mar Rosso, dove i nostri militari forniscono tutela a chi lavora, permettendo il commercio di tanti prodotti che arrivano dall'Europa. Nella prossima legislatura il dibattito sulla figura del commissario alla Difesa sarà centrale e ineludibile. Infine non dimentichiamo l’importanza dell’appartenenza alla Nato».
In molti si interrogano sul ruolo dell’ambientalismo nel presente e nel futuro. Cosa può dirci a tal proposito?
«Rispetto alle politiche messe concretamente in atto nella scorsa legislatura ci troviamo di fronte a una sfida. Ossia promuovere atti in grado di contribuire alla transizione ecologica, ma allo stesso tempo mettere in campo politiche che siano realmente attuabili, e che soprattutto non mettano in difficoltà imprese e cittadini. Spesso abbiamo discusso provvedimenti che hanno rappresentato un ostacolo anche in termini di produzione e crescita».
A quali direttive sta facendo riferimento?
«Penso al packaging a alle case green. Per quanto riguarda il primo è stata stabilita un’unica possibilità, quella del riuso, per ridurre gli imballaggi. Escludendo un’opzione come il riciclo in cui alcuni Paesi, come l’Italia, sono virtuosi. Nessuno mette in dubbio che vadano abbassate le riduzioni inquinanti degli immobili, eppure scelte drastiche e senza condivisione non giovano a nessuno». 

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