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Giovanni Toti resta in sella: "Fallita la spallata". Respinta la mozione di sfiducia

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Rita Cavallaro
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Fallisce miseramente la spallata di Pd e grillini in Liguria: Giovanni Toti resta in sella. Il governatore, azzoppato dalla magistratura in campagna elettorale, ha sventato il tentativo del centrosinistra di mettere le mani sulla Regione, con il pretesto di una Giunta bloccata da quasi un mese di domiciliari. E ieri la mozione di sfiducia, presentata dall'opposizione ma senza l'appoggio di Azione, è stata respinta, con 18 voti contrari dell'intero centrodestra e 11 favorevoli. Il governatore, dunque, rimane saldo al suo posto, con l'obiettivo di difendere il «modello Liguria» da chi tenta di distruggerlo, approfittando dell'assist della Procura di Genova e dell'inchiesta per corruzione in cui Toti è stato trascinato per i finanziamenti elettorali al suo partito, soldi regolarmente dichiarati ma considerati dagli inquirenti, sulla base di chiacchiere in barca e null'altro, il pagamento di favori agli imprenditori.

 

 

È così che il governatore è stato posto agli arresti domiciliari, da un giudice che ha ravvisato il pericolo di reiterazione del reato perché c'erano le elezioni. E nei prossimi giorni, a urne ormai chiuse, lo stesso gip dovrà pronunciarsi sulla richiesta di revoca delle misure cautelari, che l'avvocato difensore, Stefano Savi, è in procinto di depositare nelle prossime ore. Dunque, a meno che la magistratura non tiri fuori dal cilindro la mirabolante sussistenza della pericolosità sociale di Toti, è probabile che, esaurita la fase elettorale, il presidente possa avere di nuovo mano libera per guidare la Regione che il centrosinistra aveva tentato di sfilare. «Con una miopia politica con rari precedenti, con questa mozione di sfiducia le opposizioni tentano una spallata politica che non riuscirà», aveva garantito Toti, il quale, seppure non fosse fisicamente presente in quell'aula, ha lasciato che le sue parole risuonassero per voce del capogruppo della lista, Alessandro Bozzano. Il fedelissimo ha letto la lunga lettera con cui il governatore ha punto l'opposizione e scatenato un aspro dibattito.

 

 

«La vostra Liguria era una Regione in cui l’ambizione era una colpa, il merito qualcosa da nascondere, per evitare spiacevoli confronti, l’appiattimento una virtù, l’impresa privata non una risorsa, ma un simbolo di egoismo, oddio, forse non proprio tutte.
Una Liguria dove «voler fare» era un peccato, l’inconcludente dibattito in sezione un surrogato del dovere di scegliere. Oggi la Liguria è qualcosa di altro e lo rivendichiamo con maggiore orgoglio che mai», ha detto il governatore. «Oggi la Liguria è un modello di capacità di scelta, di attrazione degli investimenti, di velocità di realizzazione», prosegue il messaggio. «Voi non odiate le opere e i progetti in quanto tali, voi li odiate in quanto unità di misura della vostra incapacità, passata e presente. Voi odiate quello che ricorda, e soprattutto ricorda agli elettori, la vostra mediocrità e inconcludenza. Odiate ciò che testimonia la vostra incapacità di scegliere e agire. Odiate cioè tutto ciò che richiama la vostra incapacità, che distingue la vostra impreparazione al Governo da chi invece sa assumersi questa responsabilità. Voi volete distruggere il "modello Liguria" che in questi anni, con l'orgogliosa reazione al crollo del Morandi è stato costruito».

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