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Dario Nardella: "Rispetto tutti i candidati dem ma con Tarquinio non mi trovo"

Sul possibile ballottaggio a Firenze avverte Saccardi: "Spero non vada a destra"

Edoardo Sirignano
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Rispetto tutti i candidati del Pd, ma non mi ritrovo con Tarquinio su determinate posizioni. Trovo sbagliato, ad esempio, uscire dalla Nato, così come considero la legge 194 una conquista di libertà per tutti». A dirlo Dario Nardella, sindaco di Firenze e candidato alle europee nella circoscrizione del Centro Italia.

A Bruxelles esporterà il modello Firenze? Il suo appello è rivolto anche a quegli amministratori, talvolta dimenticati?
«I sindaci possono contribuire in maniera straordinaria alle politiche europee. Dal Covid, le città sono state le più colpite dal punto di vista economico e sociale, ma sono rimaste ai margini delle decisioni. Se sarò eletto, lavorerò subito alla proposta di un fondo urbano europeo per lo sviluppo delle città e di uno sportello gratuito di supporto sui fondi europei per i piccoli Comuni».
Il Centro Italia è il collegio più difficile, a maggior ragione se Schlein, come rivela il Foglio, suggerisce agli autori televisivi di invitare i candidati più vicini a lei.
«Non conosco questo retroscena e mi parrebbe molto strano: la segretaria gira l’Italia al fianco di tutti i candidati per ottenere il migliore risultato per il Pd. E così sto facendo anch’io».
Lo ritiene, ad esempio, un confronto alla pari quello con Zingaretti, già designato capogruppo del Pse?
«Conosco Nicola da anni e ci stimiamo a vicenda. Ognuno fa la sua campagna, con la propria storia e background. Insieme aiutiamo la lista a vincere».
Dall’utero in affitto all’uscita dalla Nato, cosa ne pensa delle ultime uscite di Tarquinio? È il Vannacci dem?
«Non scherziamo. Vannacci è il concentrato del peggior populismo e razzismo, la somma di opinioni intollerabili. Ha portato disonore all’Esercito, che infatti lo ha sospeso. Di Tarquinio non condivido alcune dichiarazioni, ma è assurdo solo avvicinarlo al candidato di Salvini».
Qualcuno fa il suo nome per il dopo Schlein. Sarebbe disponibile?
«È un’ipotesi inesistente per quanto mi riguarda. Il congresso lo abbiamo fatto da poco e quindi pensiamo solo alle sfide elettorali».
La campagna per le amministrative di Firenze è tra le più accese. Possibile un’alleanza, al ballottaggio, tra la destra e Renzi?
«Non mi interessano le polemiche personali, e non credo interessino ai cittadini. Io mi confronto sulle idee e sui fatti. A Firenze la nostra candidata Sara Funaro sta affrontando temi concreti con competenza, serietà e amore per la città. Italia Viva è al governo con noi in Regione e in Comune. Mi auguro che la loro candidata Saccardi, di cui apprezzo la coerenza, non passi alla destra in un eventuale ballottaggio, cancellando la sua storia. Lei stessa ha detto al Tempo che, in caso di sconfitta, rimarrà vicepresidente della Regione».
Il Pd, in vista delle politiche, deve scartare l’ipotesi di una grande coalizione con Italia Viva e Azione?
«Io credo che il Pd alle europee si consoliderà come il soggetto più importante del centrosinistra. Potrà così giocare un ruolo attivo per costruire un’alleanza ampia».
Qualcuno accusa questo Pd di essere posizionato, talvolta, troppo a sinistra...
«Da sindaco ragiono di contenuti e non di geometrie. A me interessa che il Pd porti avanti battaglie come la difesa della sanità pubblica, il salario minimo, la promozione concreta dell’ambiente e la difesa delle libertà personali».
Qualora dovesse essere eletto in Europa, sarà favorevole a un’alleanza col Ppe che si dichiara vostro alleato ma flirta anche con Meloni?
«Von der Leyen fa una politica dei due forni. Noi lavoriamo per cambiare e rafforzare l’Europa con l’affermazione dei socialisti e democratici.
Non sono contrario aun’alleanza col Ppe per difendere i valori costitutivi europei contro i populisti nazionalisti, ma mi auguro si volti pagina rispetto a questa presidenza».

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