il discorso a roma
Europee, la sfida di Meloni: state al mio fianco e facciamo la storia
Cambiare l'Europa "dipende da voi". Lo ripete una, due, tredici volte Giorgia Meloni terminando il comizio di un'ora dal palco allestito in piazza del Popolo a Roma per l'evento di chiusura della campagna elettorale di Fratelli d'Italia alle elezioni europee. "Io ho rinunciato a tutto quello a cui potevo rinunciare solo perché non volevo deludervi - aggiunge -, vi chiedo in cambio solo 5-10 minuti del vostro tempo per dirmi che siete al mio fianco perché è l'unica cosa che mi interessa. Finché ci siete voi, ci sono anche io. Finché ci siete voi, tutto il resto si affronta a testa alta". È un appello al voto quello che la premier e leader del partito di via della Scrofa rivolge "a chi è ancora indeciso o un po' sfiduciato". "Bisogna spiegare a tutti quanto sia maledettamente importante per ciascuno di noi questo voto - è il messaggio anti-astensionismo - Dipende da voi, purché andiate a votare". Il traguardo minimo da tagliare è quello del 26% delle politiche, ma l'obiettivo è andare oltre e possibilmente avvicinare la soglia del 30%. "Siamo a un punto di svolta - aggiunge la presidente del Consiglio - È come se fosse una sorta di referendum tra due visioni opposte d'Europa. In questi mesi noi abbiamo dimostrato che la nostra Europa può vincere, lo abbiamo fatto con l'azione del nostro governo. Pensate a cosa potremo fare se riusciremo ad affiancare al lavoro del nostro governo quello di un gruppo di nostri europarlamentari moltiplicato nei numeri e sempre più decisivo politicamente perché parte di una nuova maggioranza alternativa alla sinistra. Qui si fa la storia signori, e quella storia possiamo essere noi". E quindi, ribadisce parlando agli indecisi, "non voltatevi dall'altra parte. Ora si tratta di alzare la posta, di portare la sfida in Europa. Un po' come succede nel calcio: abbiamo vinto lo scudetto" con le politiche, "adesso dobbiamo vincere la Champions League".
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Nel corso dell'intervento ,ascoltato dal retropalco anche dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, dai ministri Fitto, Nordio, Lollobrigida, Ciriani, Santanché, Sangiuliano, e interrotto per una manciata di minuti solo per permettere di soccorrere una persona che aveva accusato un malore, Meloni rivendica il fatto che "noi non rinunceremo mai alla piazza, a stare in mezzo alla gente. Questa piazza racconta la differenza tra noi e la rabbia e la cattiveria dei nostri avversari più livorosi. Promettetemi che non diventeremo mai come loro, che il nostro motore sarà sempre l'amore e non l'odio". Ecco quindi che, dopo aver ricordato come l'esecutivo è "sostenuto da una maggiorana parlamentare ampia e coesa" e aver mandato "un abbraccio ad Antonio Tajani e Matteo Salvini", il bersaglio diventa l'opposizione. Di fronte alle crisi internazionali "per fortuna c'è una maggioranza unita, perché con il campo largo l'Italia avrebbe rischiato di dichiararsi guerra da sola, per quanto sono divisi". E poi: "Per la sinistra il suo personale destino vale di più di quello di tutti gli italiani messi insieme. Ormai si affidano senza pudore al soccorso esterno". La premier sottolinea di non voler toccare la legge 194, "ma applicarla nella sua interezza, perché è vera libertà se puoi anche scegliere di non abortire".
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I decibel salgono parecchio quando Meloni ricorda le parole del candidato del partito socialista, il lussemburghese Nicolas Schmit, secondo il quale "io non sarei una leader democratica. Chiedo pubblicamente a Elly Schlein se condivide queste parole. Elly è una domanda semplice, non scappare anche stavolta! E se non sono un leader democratico cosa sono? Un dittatore, cosa si fa? la lotta armata per depormi?". "Sono dichiarazioni irresponsabili e deliranti di chi per raggranellare mezzo voto scherza con il fuoco - attacca la leader dei Conservatori europei -. Spero si renda conto di quel che ha detto, fornisce alibi agli estremisti per avvelenare la democrazia con odio politico". Alla sinistra, prosegue, "non resta che usare la solita, usurata, disperata carta del racconto del mostro. Sappiate che non smetteranno. Il nuovo sport nazionale è dipingere l'Italia come una nazione in cui le libertà vengono negate, i diritti compressi e lo stato di diritto è praticamente sospeso". Una narrazione che Meloni respinge con forza: "Secondo loro staremmo demolendo la Costituzione col premierato, la riforma della giustizia, anche con l'autonomia differenziata. Un diluvio di fake news sulle nostre riforme, che invece sono di buon senso".
Nel corso del comizio c'è spazio anche per un annuncio, quello riguardante il provvedimento per abbattere il fenomeno delle liste d'attesa. "Lo faremo nei prossimi giorni - assicura - per costruire un meccanismo nazionale di monitoraggio delle liste d'attesa, che non esiste, nessuno ci ha pensato, incredibile! E ci saranno soluzioni per effettuare visite e prestazioni sanitarie, che si faranno anche sabato e domenica". Sul provvedimento, che potrebbe arrivare via ddl e non con un decreto legge, ci sarebbero però dei problemi di coperture tanto che sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, spiega: "Col Mef ci sono delle interlocuzioni. È evidente che laddove ci sono degli impatti economici questi impatti vanno validati". Prima di scendere dal palco per andarsi a cambiare in vista del ricevimento nei Giardini del Quirinale per il 78° anniversario della Repubblica, Meloni rivolge un ultimo appello, stavolta alla sua gente: "Ai miei Fratelli d'Italia voglio dire di vivere questi ultimi giorni di campagna elettorale con tutta la passione della quale siete capaci perché gli occhi del mondo sono puntati su di noi e ancora una volta il nostro compito è dimostrare al mondo di cosa siamo capaci".