intervista

Matteo Salvini a tutto campo: "Criminale chi ci porta all'atomica"

Tommaso Cerno

È stato il primo a dire no alla guerra, oggi chiama «criminali» quei leader dell’Occidente che ci portano all’atomica. Il leader della Lega, Matteo Salvini, racconta al Tempo timori e obiettivi di queste Europee

Le sue posizioni sulla guerra, le critiche alla Nato, stanno diventando quelle dell’Italia. Sia nella maggioranza che nell’opposizione. Distinguo, inviti alla calma, appelli alla diplomazia. Non è "putiniano" quindi chiedere la pace?
«Assolutamente no, è solo ragionevole. La pace è vita, è ossigeno, è tutto. Lo abbiamo detto fin dal primo momento, non mi interessa dire "avevamo ragione" anche se all’inizio tutti ci infangavano. Ora mi preme raggiungere l’obiettivo. Noto, purtroppo, che in troppi soffiano sul fuoco in modo sconsiderato. Gente irresponsabile, che vuole a tutti i costi che la guerra prosegua».
Per quanto riguarda la politica estera ha utilizzato parole molto dure nei confronti di Macron e Stoltenberg. È possibile ancora sedersi al tavolo con i russi?
«È necessario. Mi spiego: è evidente che la Russia sia l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito, ma per fare la pace bisogna essere in due. Parlare di bombe e missili da lanciare sul territorio russo, soprattutto ora, è gravissimo e irresponsabile. Qualcuno vuole avvicinarci alla Terza Guerra Mondiale, questa volta nucleare? Criminali».
Più Italia, meno Europa. Quale il messaggio che intende lanciare con questo slogan?
«Che l’Europa deve fare meno cose, ma meglio. Per esempio, non dovrebbe occuparsi delle buste dell’insalata o dei tappi di plastica delle bottiglie, ma impegnarsi sul serio a fermare l’immigrazione clandestina. Non penso De Gasperi pensasse ad un’Europa comune per imporre a tutti le auto elettriche cinesi, ma per difendere pace e lavoro. I peggiori nemici dell’Europa? I burocrati di Bruxelles».
Con il suo gruppo a livello europeo è disponibile a supportare un von der Leyen bis, magari seguendo lo schema di Palazzo Chigi?
«Assolutamente no, ritengo che la signora von der Leyen sia stata disastrosa ma soprattutto non sono possibili accordi con le sinistre, con il bombarolo Macron o con gli eco-fanatici».
Draghi, invece, potrebbe ricoprire un ruolo?
«Il tema, prima dei nomi, è il tipo di maggioranza che lo sostiene. Come da insegnamento di Silvio Berlusconi, la Lega lavora per un centrodestra unito anche in Europa. Le divisioni favoriscono la sinistra. Se anche nel centrodestra che governa l’Italia (e che la governerà almeno fino al 2027) qualcuno preferisce l’estremista Macron alla ragionevole Le Pen, danneggia l’Italia».
La punta della Lega in questa campagna è certamente il generale Vannacci. Non è un mistero che i suoi dirigenti del Nord non abbiano gradito più di tanto. Che pronostico fa?
«La Lega sarà la bella e forte sorpresa di queste elezioni, vedrete, e Vannacci conquisterà tanti consensi in tutta Italia, in tutte le fasce sociali. I presunti malumori interni sono stati ingigantiti dai giornali, gli stessi che da anni pronosticano la fine della Lega. E siamo ancora qua, come direbbe Vasco».
Se il generale farà il botto di preferenze, non teme che possa diventare in futuro l’anti Salvini o addirittura creare un suo movimento?
«Assolutamente no. Più lo conosco e gli parlo, più stimo Roberto Vannacci. Vogliamo cambiare insieme questa Europa, nell’interesse dell’Italia, e lo faremo».
No al Redditometro, il decreto salva-casa, le regole per limitare l’autovelox. La accusano di fare favori ai furbetti. Cosa risponde?
«Accuse false e sovietiche. Aiutiamo il buonsenso. Il redditometro rischia di essere uno strumento di persecuzione fiscale, e invece abbiamo promesso un fisco più leggero e amico dei contribuenti, che ha la Pace Fiscale e la Flat Tax allargata come obiettivi. Il "Salva-Casa" interviene dopo anni per sanare migliaia di piccole irregolarità interne che spesso sono frutto di eredità, errori, problemi burocratici: non aiutiamo i furbetti, ma milioni di famiglie perbene che per dieci centimetri di finestra spostata, una parete in più, una mansarda o una veranda stanno impazzendo da anni. Gli autovelox rimangono, ma solo dove servono per fare prevenzione e sicurezza, non per fare cassa sulla pelle di automobilisti e motociclisti».
Il ponte sullo Stretto è uno dei suoi cavalli di battaglia. Perché è convinto che sia utile al Paese e che stavolta si riuscirà davvero a realizzarlo?
«Perché stiamo ammodernando l’Italia da Nord a Sud con circa 4mila cantieri aperti tra ferrovie e strade Anas, con investimenti senza precedenti in Sicilia e Calabria: il Ponte avvicinerebbe il Mediterraneo al Nord Europa e sarebbe uno straordinario moltiplicatore di benessere economico. Creare 120.000 posti di lavoro disgusta così tanto la sinistra? Ora o mai più».
La riforma della giustizia. Dobbiamo ammettere che la Lega in questi 30 anni di vita politica ha cambiato posizione. Nel 1994 c’erano i cappi per Tangentopoli, oggi lei si dice garantista. Che cosa è successo?
«Un partito dev’essere capace di evolversi e maturare opinioni diverse. Da più di vent’anni la Lega è garantista e i referendum sulla giustizia proposti nel 2022 dimostrano la nostra posizione. Decenni di scontri tra magistratura e politica hanno rivelato troppi eccessi da parte delle toghe, ogni giorno (anche oggi!) vengono arrestati tre cittadini italiani per sbaglio, a cui viene rovinata la vita, e mai nessuno paga per questi errori... Vanno difesi i liberi cittadini e anche la dignità del Parlamento. La sinistra, compreso Renzi, ha votato per mandarmi a processo contestando le mie decisioni da ministro dell’Interno e il blocco degli sbarchi dei clandestini, che avevo promesso. I rivali politici si combattono nelle urne; non ricorrendo ai tribunali. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini: le pare normale?».
Il caso Toti, i domiciliari, le pressioni per le dimissioni in piena campagna elettorale. Che ne pensa dell’inchiesta sulla Liguria?
«La tempistica è sospetta; mi limito a dire che la Liguria ha beneficiato - negli ultimi anni - di un’ottima politica che ha saputo accelerare la modernizzazione della regione. La ricostruzione a tempo di record del Ponte Morandi ne è un esempio. Senza dimenticare Terzo Valico o Diga Foranea. Spero che le inchieste non azzoppino il futuro: in ballo ci sono migliaia di posti di lavoro e non solo. Penso che Giovanni Toti abbia ben governato e debba poter continuare a farlo».
Negli ultimi mesi spesso ha obiettato sulle scelte di FdI. In che rapporti è umani e politici con la premier Meloni?
«Ottimi. E onestamente non mi pare di aver polemizzato con Giorgia o con FdI. Alla sinistra piacerebbe forse, ma ogni volta che cercano di allontanarci inventando balle, rinsaldano il nostro rapporto, che ormai non è solo politico ma anche di amicizia».
La Lega tra le priorità mette al primo posto l’Autonomia. Eppure da Sud c’è una rivolta. È solo politica, legata ai governatori del Pd, oppure c’è un tema di fondi e finanziamenti alle Regioni? E in questo caso, che farete?
«Macché rivolta, è il vecchio sistema catto-comunista che prova a difendere i suoi privilegi e le sue rendite, sulla pelle dei cittadini. Le disuguaglianze esistono oggi purtroppo, e l’autonomia ancora non c’è. Vogliamo ammodernare il paese, come promesso agli elettori, portando le decisioni più vicine al territorio. I buoni amministratori non temono questa riforma, e nessuno riceverà di meno. L’Autonomia é una grande occasione di riscatto per milioni di cittadini del Sud!».
Il premierato. L’ombra del referendum. Il fantasma di Renzi. Non teme che questa sfida possa essere la fine del governo di centrodestra
«Assolutamente no. Renzi ne aveva fatto un referendum personale, peraltro con una pessima riforma, noi facciamo gioco di squadra e vogliamo che il voto degli Italiani conti di più: niente più ribaltoni, cambi di maggioranza e partiti, governi tecnici alla Monti-Fornero».
Il conflitto in Medio Oriente fa riemergere nuovi timori anche in Italia. Oltre al rischio lupi solitari, teme una deriva fondamentalista o un pericoloso antisemitismo?
«Purtroppo l’antisemitismo è già realtà. Stiamo assistendo a molti segnali preoccupanti, perfino all’interno delle università. Sono preoccupato, non dobbiamo abbassare la guardia né sottovalutare casi incredibili come la scuola che ha cancellato Dante per non irritare gli studenti islamici. Gli insegnamenti di Oriana Fallaci devono servire da monito, oggi come allora».
Tra i suoi cavalli di battaglia il Ponte sullo Stretto. Al Nord, intanto, qualcuno sostiene che Salvini pensi a infrastrutture impossibili, mentre dimentica i problemi della sua terra...
«Abbiamo sbloccato cantieri in tutta Italia, centinaia in Lombardia come nel Lazio. Prima parlavo della Liguria, ma penso all’alta velocità tra Brescia a Vicenza, alla TAV e alle olimpiadi Milano-Cortina del 2026, come all’alta velocità fra Roma, Napoli e Bari, alla Roma-Latina in progettazione e alle tante nuove linee della metropolitana a Milano e a Roma, a Torino e a Napoli».
Per quanto riguarda i migranti, si ritiene soddisfatto dell’accordo con l’Albania? Sembra che anche i tedeschi di Scholz guardino a questo modello. Le manca il Viminale?
«Sono contento del lavoro che sto facendo adesso, tagliando burocrazia e aprendo cantieri che fanno lavoro, e ho totale fiducia nell’amico Matteo Piantedosi. L’accordo con l’Albania è una scelta ragionevole e spero che la sinistra smetta di opporsi in modo ideologico e dia il via libera alla costruzione dei centri per le espulsioni che garantirebbero un allontanamento più rapido di chi è in Italia senza diritto. La grande assente sul tema immigrazione? Anche qui l’Europa! Zero fatti, solo parole. Per questo servirà una Lega forte a Bruxelles, a partire da un Generale che di ordine e sicurezza ne sa qualcosa».
C’è un’iniziativa della lega che fa discutere. La cannabis vietata anche in disegno. Perché?
«È giusto consentirne l’uso per scopi terapeutici, per lo sballo assolutamente no. Non esistono droghe “buone”, e gli irresponsabili che lo dicono passino alcune ore con i ragazzi di San Patrignano per rendersi conto della gravità delle loro affermazioni».