Premierato, Meloni: "Risolviamo la falla nel sistema". Rissa sfiorata in Senato
Rissa sfiorata e senatori dell’opposizione in maniche di camicia: in Senato va in scena una nuova puntata della "battaglia" sul premierato. L’esame del ddl di riforma costituzionale va avanti a stop&go, tra sospensioni dell’aula, proteste e richiami al "var". A sera l’aula di palazzo Madama approva gli articoli 3 e 4, andando a modificare l’articolo 88 della Costituzione sul semestre bianco, (ovvero i 6 mesi che precedono la scadenza del mandato del presidente della Repubblica, entro i quali non può sciogliere le Camere) e la disciplina della controfirma di alcuni atti del Capo dello Stato. Le votazioni riprenderanno ora dopo le Europee, ma le opposizioni restano sulle barricate.
A difendere la riforma è invece Giorgia Meloni che risponde a chi la accusa di voler modificare i poteri del presidente della Repubblica. «La libertà del presidente della Repubblica di scegliere il Governo in realtà non è prevista dalla nostra Costituzione salvo in un caso: quando il sistema non funziona, quando le forze politiche non sono in grado di scegliere la maggioranza e allora il presidente della Repubblica è costretto a un ruolo di supplenza per una falla che esiste nel sistema», spiega. Intervento, sottolinea, «che non gli sarebbe proprio e che non è neanche congeniale al ruolo perché è evidente che deve in qualche modo scendere nell’agone della politica, schierarsi e questo non aiuta la sua funzione di garanzia» di tutti gli italiani. «Quello che noi facciamo, banalmente - chiarisce - è risolvere la falla nel sistema». La premier esulta anche per aver portato a casa la «epocale» riforma della giustizia, mentre alla Camera vengono bocciate le pregiudiziali di costituzionalità delle forze di minoranza sul ddl sull’Autonomia differenziata, che tornerà nell’Aula di Montecitorio l’11 giugno. I lavori ora si fermeranno infatti in entrambi i rami del Parlamento in vista delle elezioni europee del 8 e 9 giugno. Per ora, però, sulle riforme la battaglia tra maggioranza e opposizioni va avanti. È proprio a Palazzo Madama che va in scena lo scontro più duro. Scoppia anche un parapiglia tra alcuni senatori di FdI e M5S, con gli assistenti parlamentari che devono intervenire per impedire che si arrivi alla rissa. La vicepresidente Anna Rossomando sospende la seduta e il presidente Ignazio La Russa convoca una riunione dei capigruppo assicurando che «la vicenda sarà oggetto di valutazione da parte della presidenza». Gli animi si riscaldano dopo l’intervento del senatore M5S Ettore Licheri, che all’indirizzo della maggioranza urla: «Potete fare tutto perché voi siete Giorgia, ma sappiate che la Costituzione uscirà dalle vostre mani e andrà nelle mani dei cittadini». Il successivo intervento, del capogruppo Avs De Cristofaro, è interrotto per la lite scoppiata tra Roberto Menia (FdI) e il collega del M5S Marco Croatti, mentre altri senatori si frappongono tra i due per evitare il corpo a corpo, fino all’intervento degli assistenti parlamentari. In serata i senatori dell’opposizione, guidati dal gruppo Pd, in segno di protesta, si tolgono le giacche, violando il ’dress codè obbligatorio e sempre rispettato da tutti a Palazzo Madama, e causano così l’interruzione dei lavori. Anche in questo caso, però, non mancano i distinguo. «Dissento dall’ostruzionsimo, dalla baraonda, dalla protesta delle giacche. Se vogliamo salvaguardare le prerogative del Parlamento e il ruolo dei parlamentari penso che dobbiamo onorare il mandato degli elettori con disciplina ed onore», prende le distanze da Azione Marco Lombardo. Tranchant la replica di Forza Italia: «La sinistra migliora. Quando era al governo toglieva le mutande agli italiani - l’affondo sui social - Ora l’opposizione si limita a levare la giacca a se stessa».