M5S, cade il divieto di metterci la faccia. E i grillini “oscurano” Conte
Grafiche ad personam, santini, gigantografie, vele e spot. La campagna dei 5 Stelle è uguale a quella di tutti gli altri. Il vademecum imposto da Roma alla fine viene bypassato. Superato dagli stessi europarlamentari. Come rivela qualcuno, senza esporsi, altro che «educazione civica», quel manuale «sarebbe servito a favorire i capilista, ovvero i candidati noti all’opinione pubblica, calati dall’alto e non coloro che invece hanno dovuto superare due turni di europarlamentarie». Ecco perché nella sfida all’ultima preferenza ognuno cerca di salire sul carro vincente e finisce col prevalere il solito principio machiavelliano, in politica sempre attuale: il fine giustifica i mezzi. Motivo per cui ogni aspirante deputato, a casa propria, fa come gli pare e il layout imposto resta un ricordo di inizio primavera, così come la foto scattata in quel di Roma, su cui doveva basarsi ogni iniziativa pubblicitaria. A sfatare il tabù, d’altronde, era stata Valentina Corneli, passata alla cronache per aver dato della caciottara alla premier Meloni. L’ex parlamentare è stata la prima a far affiggere, nella sua Campania, dei mega poster con uno slogan teso a favorire le quote rosa, molto simile al berlusconismo della prima ora e poco al grillismo delle origini: «Energia donna». Quasi per dire non scegliete un uomo. Una mossa a cui non si possono far trovare impreparati gli sfidanti.
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L’imprenditrice vitivinicola Maura Sarno mette in campo una squadra di camion per non far mancare l’intramontabile sorriso tra i borghi dell’Irpinia e del Sannio. Felicia Gaudiano si fa addirittura un selfie davanti alla sua vela, per dire la mia è migliore delle vostre. Neanche i maschietti, però, al Sud sono fermi. L’uscente Mario Furore, addirittura, regala agende con la sua caricatura su un razzo. Nella circoscrizione centro, le cose non vanno diversamente. Carolina Morace si fa fare una maglietta personalizzata del Latina, mentre Gianluca Ferrara utilizza una storia con tanto di jingle dell’Antoniano «a me piacciono le coccole». Non è da meno Federica Lauretti, che si fa immortalare alla Brambilla maniera, con un cagnolino: «Vote for animals».
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Valentina Pococacio, invece, nella sua grafica, gioca sull’appartenenza: «L’unica candidata umbra». Le cose non vanno meglio nel Nord Ovest. In Lombardia è corsa tra manifesti e Tik Tok. Un must ormai le dirette di Ester Luisa Lanfranchi. Più istituzionale Mariangela Sturato, che seguendo l’intramontabile Silvio, sottoscrive i 5 impegni con gli italiani. Modello imitato anche dalla capolista nel Nord Est e fedelissima di Grillo Sabrina Pignedoli. Più originale la sfidante Martina Pluda, che si fa immortalare nell’accarezzare un buffo maialino. Insomma, altro che modello unico imposto da Conte, i 5 Stelle vogliono distinguersi per originalità e ironia. Manca solo il classico «Vota Antonio» e poi siamo al completo.