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Dante, alunni musulmani esentati dallo studio della Divina Commedia. Inviati gli ispettori

Christian Campigli

Non fosse drammatico, sarebbe persino grottesco. La plateale dimostrazione che il delirante assunto del politicamente corretto sta penetrando nella nostra società. E rischia di distruggere secoli di cultura. Due studenti musulmani della scuola media Fellisent di Treviso sono stati esentati dallo studio della Divina Commedia di Dante. Una notizia che, già letta fin qui, dovrebbe far riflettere, vista la centralità del Sommo Poeta nella storia, nella letteratura e nell’evoluzione della lingua del nostro Paese. In realtà, sono i motivi che hanno portato a questa scelta che lasciano autentico sgomento. Il viaggio dell’Alighieri nell’oltretomba darebbe una connotazione a sfondo religioso dell’opera. E quindi sarebbe in contrasto con la fede dei due ragazzi. Ma, come erano soliti ricordare i latini, «in cauda venenum» (nella coda c’è il veleno). Perché l’intera vicenda nasce dallo "scrupolo" dell’insegnante di italiano, che ha scritto alle famiglie, per chiedere il consenso a trattare con loro l’opera. In tutta risposta, le famiglie dei due studenti musulmani hanno chiesto che fossero dispensati dallo studio di Dante. Una sorta di sottomissione preventiva, insomma. I due 14enni verranno così esentati dai compiti in classe e dalle interrogazioni. Per loro, l’insegnante ha organizzato un programma parallelo alternativo, dedicato a Boccaccio.

 

  

 

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha disposto un’ispezione «per verificare come stanno i fatti. L’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura, per motivi religiosi o culturali ancora non abbiamo ben capito, è del tutto inammissibile». Impossibile contare le decine di interventi politici sulla vicenda. E se il leader della Lega, Matteo Salvini ha giudicato come «demenziale la notizia, siamo o sull’orlo del baratro o ai limiti del ridicolo», il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, ha ricordato come sia «giusto che chi arriva nel nostro Paese abbia il diritto, prima ancora che la responsabilità, di conoscere la nostra cultura». Perentorio anche il ministro del Turismo, Daniela Santanchè: «La Commedia non è più Divina, ma una farsa in nome dell’Islam». Una vicenda talmente surreale che, persino il Pd, attraverso le parole di Irene Manzi, ha sentito il dovere di criticare questa decisione: «La scelta fatta non solo non tiene conto dell’importanza di questa opera nella formazione di un ragazzo, ma trascura che la vera integrazione si fa studiando le altre culture, conoscendole, comprendendole e rispettandole». Aveva proprio ragione il Sommo Poeta: fatti non foste aviver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza.