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Omofobia, l'Italia non firma il testo Ue. "Gender come la legge Zan": il Pd insorge

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Edoardo Sirignano
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L’Italia, insieme a un terzo degli Stati membri, non firma la dichiarazione europea per la promozione delle politiche a favore delle comunità Lgbt+. Per il ministero della Famiglia, il testo ricalca la legge Zan. Posizione chiarita dalla stessa ministra Eugenia Roccella che spiega come il governo non abbia intenzione un documento «che riguarda la negazione dell’identità maschile e femminile, che tante ingiustizie ha prodotto nel mondo, in particolare ai danni delle donne. La sinistra usa la sacrosanta lotta contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale come foglia di fico per nascondere il suo vero obiettivo: cioè il gender». Parole che vengono confermate dai fatti, considerando che lo stesso governo è favorevole, invece, a una dichiarazione atta a contrastare omofobia, bifobia e transfobia. Argomento, tra l’altro, su cui si esprime la stessa premier, che nella giornata dedicata alle lotte contro ogni discriminazione verso persone dello stesso sesso, spiega come «è fondamentale tenere alta l’attenzione della comunità internazionale sulle persecuzioni e sugli abusi che, in molti paesi del mondo, vengono ancora perpetrati in base all’orientamento sessuale».

 

 

Sulla stessa linea d’onda anche gli alleati Matteo Salvini e Antonio Tajani. Quest’ultimo, infatti, ribadisce il massimo impegno su protezione e promozione dei diritti umani. Nonostante ciò, l’opposizione non resta a guardare e sfrutta l’occasione per manifestare quella che qualcuno, in maggioranza, definisce «Giorgiafobia». La prima a gettare benzina sul fuoco è Elly Schlein, che addirittura prova «rabbia e vergogna» per la posizione della maggioranza, accusandola di «fare propaganda sulla pelle delle persone». Per i dem, infatti, è gravissimo che l’Italia sia tra i nove Paesi non firmatari. Alessandro Zan, da cui prende il nome l’omonima normativa, accusa una «destra vigliacca di nascondere la sua omotransfobia». A emularlo diversi parlamentari vicini al Nazareno, tra cui Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana che se la prende col generale Vannacci: «Le sue descrizioni dell’omosessualità come anomalia non solo sono offensive, ma pericolose e divisorie. Non voglio Ue con odio del diverso».

 

 

Per il capogruppo Boccia è in atto da parte dei conservatori unavera e propria «umiliazione della storia dell’Italia». Con i dem, mai come stavolta, si ritrovano pure i 5 Stelle. Per l’ex premier Giuseppe Conte il nostro Paese avrebbe scelto di seguire il modello orbaniano: «Questa è la posizione di chi ci governa. Ma la nostra gente, ne sono convinto, è più avanti di questa politica reazionaria». Il numero uno dei gialli, dunque, non transige e si fa promotore di un referendum sul matrimonio egualitario. Dello stesso parere ovviamente i compagni Fratoianni e Bonelli, che non rinunciano a manifestare il loro scetticismo verso un esecutivo che ritiene marginale il tema. Il riferimento è sempre a quella Giorgia che, a loro parere, sarebbe «climafreghista» e poco attenta verso i deboli. Insomma, chi ne ha, più ne metta. L’importante è sfruttare l’occasione per bersagliare l’operato della premier.

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