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Par condicio, ultima follia: l'Agcom calcola l'arresto di Toti come campagna elettorale

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Il duello tv tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, fissato per il 23 maggio, non si farà. L'Agcom ha risposto alla lettera di Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai del Movimento 5 Stelle. Per il Consiglio dell'autorità garante il faccia a faccia tra le leader dei primi due partiti italiani può andare in onda solo se il format viene "accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale". Il fatto, però, è che sono solamente quattro le liste favorevoli: FdI, Pd, Italia Viva e Lega. Gli spazi dedicati a chi decide di rinunciare ai confronti, ha precisato l'Agcom, "dovranno essere organizzati nel rispetto dei principi" che disciplinano la par condicio. A proposito del principio delle pari opportunità di ascolto, però, l'ultimo monitoraggio pubblicato dall’Autorità di garanzia nelle comunicazioni venerdì 17 maggio e relativo al periodo 28 aprile-11 maggio 2024 include dati clamorosi su "Noi moderati" di Maurizio Lupi. Si tratta del secondo partito per tempo di notizia concesso sul Tg2 (18,64%), Tg3 (21,67%), Tg5 (19%) e Studio aperto (21,24%). Terzo posto, invece, sul Tg1 (17,53%) e terzo posto pure sul Tg La7 (14,49%). Quarta posizione sul Tg4 (10,71%). 

 

 

I risultati del monitoraggio destano un sospetto. Come analizza Franco Bechis, in un articolo pubblicato su Open, "non era mai accaduto" che lo spazio concesso a "Noi moderati" superasse e raddoppiasse quello destinato al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Lo stesso vale per le radio. "Il dato si ripete nel monitoraggio radio, dove raggiunge percentuali clamorose nei notiziari delle radio Mediaset, dove il partito fondato da Lupi raggiunge il primo posto con percentuali sopra il 40% dello spazio di notizia su Radio 101 (42,68%), su Virgin Radio (42,28%), su Radio 105 (46,56%) e su Radio Montecarlo (46,57%). In quei notiziari radio nessun altro partito supera il 20% degli spazi concessi. Stessa situazione nelle radio del gruppo Gedi, con il record di Radio Deejay dove Noi Moderati è al 61,41%", si legge. Ma quando c'è stata quest'inversione di tendenza? Dal 7 maggio, il giorno in cui tutti hanno dato notizia dell'arresto ai domiciliari del governatore della Regione Liguria Giovanni Toti, che è un esponente di “Noi moderati”. È chiaro che quello non possa essere considerato tempo di promozione elettorale. Nel caso di Toti, infatti, si tratta di cronaca giudiziaria e non politica. "Nei calcoli sulla par condicio quel tempo nel caso di Toti sarebbe dovuto essere sottratto (o quanto meno non calcolato) agli spazi di Noi Moderati, non certo aggiunto", si legge ancora. 

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