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Conte usa la Vigilanza Rai contro il duello Meloni-Schlein: lettera di censura all'Agcom

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Edoardo Romagnoli
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Quella di Giuseppe Conte è una corsa contro il tempo. La missione? Far saltare il confronto tv fra EllySchlein e Giorgia Meloni prima del 23 maggio, data in cui le due leader sono attese negli studi di Porta a Porta. E non importa se, nel frattempo, ha accettato l’invito di Mentana, insieme a Salvini, di partecipare a un confronto su La7 con tutti i leader (in programma il 5 e 6 giugno). Lui vuole far saltare quello su Rai1 e per questo due giorni fa ha depositato una proposta di legge per impedire ai parlamentari e ai membri di governo di candidarsi al Parlamento europeo. Non solo. Dal Movimento 5 Stelle ha provato a far saltare il banco anche la presidente della Commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia. Dopo gli annunci dei giorni scorsi, ieri ha spedito una lettera all’Agcom (l’Autorità per le ranzie nelle comunicazioni) e ai vertici Rai. Nella missiva la presidente della Commissione ha chiesto rassicurazioni sulla corretta applicazione della Delibera approvata dalla vigilanza lo scorso 9 aprile, e in generale sul rispetto della parità di condizioni e di trattamento per tutti i partecipanti alle elezioni europee, evitando che uno, o più partiti, possano trarre indebiti vantaggi rispetto ad altre formazioni.

 

 

«È di tutta evidenza il dovere inderogabile della Rai - aveva dichiarato Floridia nei giorni scorsi- di impedire ogni indebito vantaggio di alcune forze politiche rispetto ad altre, evitando di ingenerare negli spettatori una percezione errata sulla competizione elettorale». Floridia però non è stata la sola a scrivere all’autorità garante. Michele Santoro, alla guida della lista «Pace, terra e dignità», ha scritto al presidente Agcom Giacomo Lasorella per denunciare la violazione della par condicio in tv se il confronto Schlein-Meloni andrà in onda. Per Santoro c’è anche un altro problema: la diffusione dei sondaggi in rete senza rispetto delle regole. «Si sta realizzando una palese violazione della par condicio con un format creato per l’occasione che non corrisponde né a Cinque minuti né a Porta a Porta di Bruno Vespa, contenitori ricondotti in questo periodo alla responsabilità del direttore del Tg1 e non modificabili in campagna elettorale». Nel frattempo un confronto tv è saltato, ma non è quello fra Elly e Giorgia, bensì quello che doveva vedere uno di fronte all’altro Matteo Renzi e Antonio Tajani.

 

 

Non si farà nemmeno il «duello» tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte, nonostante l’invito di Vespa e l’ok da parte della Lega. Conte non vuole accettare e, a ben vedere, non ha tutti i torti. Il leader del Movimento 5 Stelle punta ad accreditarsi come il terzo contendente, l’incomodo fra Meloni e Schlein. Non a caso nei giorni scorsi ha chiesto più volte che il duello venisse allargato a tre. Sa bene che se accettasse l’invito di Salvini rischierebbe di partecipare al confronto «di serie B». Una nota interessante di tutta questa  vicenda è il silenzio del Partito Democratico. L’unico problema del Nazareno è sempre stato il luogo dell’incontro. Vespa era considerato troppo di parte, ma in realtà una volta avute le rassicurazioni del caso dal conduttore di Porta a Porta tutto è tornato a tacere. Anzi qualcuno ha parlato. Debora Serracchiani che ha sottolineato come «il confronto è opportuno, necessario ed anche bello». Se davvero c’è un problema di occupazione della tv pubblica, ormai è nota la dicitura TeleMeloni, perché non chiedere che il confronto fosse allargato anche ad altre forze politiche? Perché il Pd non si è fatto garante della pluralità? Così facendo il rischio è quello di passare come chi lotta in nome di tutti solo per ottenere qualcosa per sé, qualcosa di «bello». 

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