Riforma della giustizia, sulla separazione delle carriere scontro Crosetto Di Matteo
Sulla riforma della giustizia la maggioranza non arretra ma prova ad allontanare lo scontro con la magistratura (nonostante un botta e risposta tra il ministro della Difesa Crosetto e il giudice Nino Di Matteo). Il governo ribadisce, quindi, che i cambiamenti allo studio non mineranno in alcun modo l’indipendenza delle toghe. Giulia Bongiorno, responsabile del dipartimento Giustizia della Lega, evidenzia che «la separazione delle carriere è importante, abbiamo fatto anche un referendum su questo». «Ma contemporaneamente siamo consapevoli che separazione delle carriere non significa affatto voler assoggettare una parte della magistratura all’esecutivo - assicura - Quindi, indipendenza della magistratura e separazione delle carriere».
Per il Carroccio interviene anche il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, che si rammarica di esser stato «travisato» durante l’intervista a «In Mezz’ora»: «Trovo stupefacente che un ragionamento volto a stemperare le polemiche su uno scontro fra politica e magistratura sia stato riportato in senso diametralmente opposto - sottolinea Preciso di non aver mai detto di auspicare che i pm debbano rispondere al ministero della Giustizia». Sulla riforma resta netto il dissenso delle toghe, con il segretario Area Democratica per la giustizia Giovanni Zaccaro che taglia corto: «A volte sembra che non si voglia una giustizia che funzioni, oppure che ci si accontenti di una giustizia che funzioni solo con i deboli e lasci in pace i potenti». Nel governo, dopo le parole dure del weekend, interviene di nuovo anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, che via social dice: «Non ho mai parlato di separazione delle carriere in vita mia, perché è un argomento tecnico che non mi ha mai appassionato e che quindi non ho nemmeno mai approfondito; sono invece sempre stato contrario per principio alla dipendenza dei pm dall’esecutivo e questo l’ho detto anche in modo chiaro, più volte, pubblicamente. L’ultima ieri». Il riferimento è a Di Matteo: «Ho letto in una sua intervista che lui è convinto che io voglia il controllo della magistratura da parte dell’esecutivo. Sono stupito e inquietato dalle sue parole». Severa la critica del leader M5S Giuseppe Conte che attacca la riforma senza se e senza ma: «Pilastro della svolta autarchica del piano (di Licio Gelli e della P2, ndr) era la separazione delle carriere, cioè il fatto di dover e voler controllare la magistratura e di fare una serie di misure, tra cui la separazione delle carriere, che consentissero in prospettiva di avere una magistratura in qualche modo assoggettata e condizionata dal potere politico. Il governo sta andando in quella direzione».