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Riforma della giustizia, sulla separazione delle carriere scontro Crosetto Di Matteo

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Luigi Frasca
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Sulla riforma della giustizia la maggioranza non arretra ma prova ad allontanare lo scontro con la magistratura (nonostante un botta e risposta tra il ministro della Difesa Crosetto e il giudice Nino Di Matteo). Il governo ribadisce, quindi, che i cambiamenti allo studio non mineranno in alcun modo l’indipendenza delle toghe. Giulia Bongiorno, responsabile del dipartimento Giustizia della Lega, evidenzia che «la separazione delle carriere è importante, abbiamo fatto anche un referendum su questo». «Ma contemporaneamente siamo consapevoli che separazione delle carriere non significa affatto voler assoggettare una parte della magistratura all’esecutivo - assicura - Quindi, indipendenza della magistratura e separazione delle carriere».

Per il Carroccio interviene anche il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, che si rammarica di esser stato «travisato» durante l’intervista a «In Mezz’ora»: «Trovo stupefacente che un ragionamento volto a stemperare le polemiche su uno scontro fra politica e magistratura sia stato riportato in senso diametralmente opposto - sottolinea Preciso di non aver mai detto di auspicare che i pm debbano rispondere al ministero della Giustizia». Sulla riforma resta netto il dissenso delle toghe, con il segretario Area Democratica per la giustizia Giovanni Zaccaro che taglia corto: «A volte sembra che non si voglia una giustizia che funzioni, oppure che ci si accontenti di una giustizia che funzioni solo con i deboli e lasci in pace i potenti». Nel governo, dopo le parole dure del weekend, interviene di nuovo anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, che via social dice: «Non ho mai parlato di separazione delle carriere in vita mia, perché è un argomento tecnico che non mi ha mai appassionato e che quindi non ho nemmeno mai approfondito; sono invece sempre stato contrario per principio alla dipendenza dei pm dall’esecutivo e questo l’ho detto anche in modo chiaro, più volte, pubblicamente. L’ultima ieri». Il riferimento è a Di Matteo: «Ho letto in una sua intervista che lui è convinto che io voglia il controllo della magistratura da parte dell’esecutivo. Sono stupito e inquietato dalle sue parole». Severa la critica del leader M5S Giuseppe Conte che attacca la riforma senza se e senza ma: «Pilastro della svolta autarchica del piano (di Licio Gelli e della P2, ndr) era la separazione delle carriere, cioè il fatto di dover e voler controllare la magistratura e di fare una serie di misure, tra cui la separazione delle carriere, che consentissero in prospettiva di avere una magistratura in qualche modo assoggettata e condizionata dal potere politico. Il governo sta andando in quella direzione». 

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