Galan infilza i giudici: “L'Anm la vera casta. Vogliono fermare Meloni come fecero con Berlusconi”
«Alcuni giudici hanno messo nel mirino Giorgia Meloni e il suo governo, proprio come hanno fatto con Berlusconi. L’atteggiamento dell’Anm non è altro che la difesa a tutti i costi di una casta». A dirlo l’ex ministro e governatore del Veneto Giancarlo Galan, decaduto per l’inchiesta Mose, che, a suo parere, lo avrebbe penalizzato ingiustamente.
Che idea si è fatto rispetto al lavoro del ministro Nordio?
«La sua è una riforma discreta, se poi la si rispetta. Avendo studiato giurisprudenza, mi hanno insegnato tanti principi. Mi riferisco alla presunzione d’innocenza, al favor rei e a mille altre cose, su cui non ho sentito ancora una parola degna di nota. È scandaloso. Uno è condannato prima ancora del processo. Giovanni Toti, che pure non mi è mai stato simpatico, ad esempio, è già finito».
A proposito del governatore della Liguria, pensa ci possa essere la mano di una certa magistratura?
«Ho più di qualche sospetto, come lo ho avuto rispetto a tanti altri arresti, avvenuti poco prima delle elezioni. Questi sono i casi che testimoniano l’urgenza di riformare».
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Possibile una rivincita da parte quei togati, che per anni hanno perseguitato il Cavaliere?
«Non ci sono dubbi. Siamo di fronte a una magistratura spaccata e parte di questa si accanisce contro una sola parte politica. Le ultime vicende lo confermano, anche se è sempre stato così. Avendo vissuto la malagiustizia sulla mia persona, so bene come operano certi magistrati».
Che idea ha dei tanto discussi dossier?
«Ritengo che debbano restare riservati, non utilizzati per fare politica. Spesso accade il contrario. Siamo arrivati al paradosso che, pur non avendo mai ricevuto un avviso di garanzia, mi ritrovo sui giornali, anche se non sono mai stato interrogato. Queste sono le robe da rivedere. Il mondo della giustizia, a volte, è immondo. Il mio, comunque, non è un giudizio sul terzo potere. Anzi, sono il primo che ha trovato sulla sua strada giudici corretti, rigorosi e degni del ruolo che rivestono, così come sono stato penalizzato da togati, che al posto di cercare la sacrosanta verità sono alla caccia del colpevole».
Che idea si è fatto rispetto alla posizione dell’Anm (Associazione Nazionale Magistrati) sulla riforma?
«È sempre stata la vera casta, che forse finalmente si vede minacciata in un potere, che allo stato sovrasta quello della politica».
Quando si parla di giustizia in Parlamento, troppo spesso si predica bene e si razzola male. Perché?
«La verità è che l’Italia non è un Paese liberale. Non lo è mai stato e probabilmente non lo sarà mai».
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Questa è una delle ragioni per cui lo storico leader di Forza Italia è stato perseguitato?
«Ovviamente! Berlusconi, a parte quanto dice qualcuno, che non lo conosce, ha sempre cercato di essere liberale. Questo il motivo per cui ha fatto sognare tanti».
In passato, però, ha espresso delle critiche nei confronti di Silvio...
«Non l’ho mai accusato per i suoi reati, ma piuttosto per questioni su cui non ero d’accordo. Mi riferisco a tutte quelle che non appartenevano alla rivoluzione liberale, che avevamo promesso agli italiani. Fra i motivi di disaccordo non c’è mai stata la giustizia. Non c’è mai stato un diverbio sul caso Ruby o su vicende di tale natura».
Si avvicinano le europee. Quale l’avversario più duro per Giorgia Meloni?
«A mio parere alcuni magistrati, non certamente tutti. Non confondiamo la posizione dell’organizzazione sindacale dei giudici e le sue correnti con i singoli. Ho grandissima stima per alcuni togati. La magistratura è fatta di uomini e donne, con i loro pregi, difetti, grandezze e miserie. Queste ultime, negli ultimi anni, però, finiscono col prendere il sopravvento».
Quale la sua posizione rispetto a quelle forze che fanno del giustizialismo il loro cavallo di battaglia?
«Nell’Italia di oggi, c’è un grandissimo spazio per i forcaioli. La tentazione giustizialista è più diffusa che mai. Ritengo sia addirittura maggioritaria, essendo ben distribuita fra tutti gli schieramenti politici».
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