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Scontro giustizia, Conte evoca la P2. Lega: "Si confronti in tv con Salvini"

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Giorgia Meloni frena; Antonio Tajani tiene il piede sull’acceleratore; i magistrati e le opposizioni restano sul piede di guerra. Resta caldo, insomma, il fronte della giustizia. A Palermo si chiude il congresso dell’Anm e il no delle toghe alla riforma che Carlo Nordio sta mettendo nero su bianco tra via Arenula e palazzo Chigi non cambia: «La separazione delle carriere non è affatto funzionale a garantire la terzietà del giudice ma appare piuttosto uno strumento per indebolire in modo sostanziale il ruolo del pubblico ministero», recita la mozione conclusiva a firma del segretario Salvatore Casciaro. Il leader M5S Giuseppe Conte, chiamato oggi a intervenire al teatro Massimo, condivide. «Riguardo alla separazione delle carriere, non riteniamo che vada rivisto il modello italiano. Dobbiamo evitarlo», dice chiaro. Non solo. «La prospettiva della separazione delle carriere e la riforma del Csm, la revisione dell’obbligatorietà della legge penale, sono tutti corollari di un medesimo disegno riformatore. È evidente che la svolta autoritaria presenta assonanze con il piano di rinascita democratica della P2». All’ex premier replica prontamente la Lega che parla di «parole molto gravi».

Dal Carroccio ne approfittano quindi per incalzare Conte sul duello tv proposto da Bruno Vespa (che ospiterà anche quello tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria Pd Elly Schlein). «Auspichiamo che l’ormai ex avvocato del popolo, che nelle piazze italiane raccoglie solo i fischi dei lavoratori, abbia il coraggio di accettare il confronto televisivo con Matteo Salvini - è la frecciatina - nelle democrazie dovrebbe funzionare così, mentre è proprio nei regimi autoritari che non esiste il dibattito». Punta invece sulla riforma Antonio Tajani. «Bisogna andare avanti perché abbiamo preso un impegno con gli elettori. Questo non significa che la separazione delle carriere sia un atto contro la magistratura anzi è una cosa che esalta il ruolo del giudice terzo», insiste. Dal Carroccio Riccardo Molinari prova ad entrare nel merito: «Il problema è il processo nella fasepreliminare, in cui un cittadino qualunque ha una sproporzionedi mezzi rispetto allo Stato, senza una effettiva possibilità didifesa», dice riferendosi anche all’indagine che coinvolge il governatore della Liguria Giovanni Toti. «Come affrontarlo? Con laseparazione delle carriere, rivedendo l’obbligatorietàdell’azione penale, pensando a un ruolo diverso del pubblicoministero, che in altri Paesi risponde alle direttive delministro della Giustizia. Qua solo accennarlo diventa un attacco alla magistratura: non è così, si vuole solo risolvere il problema», assicura. Ad avere ancora una volta parole dure nei confronti delle toghe è però Guido Crosetto. Magistratura politicizzata? «Ci sono correnti e quindi è politicizzata. Lo constato. L’equilibrio però non è messo in pericolo dalle correnti della magistratura, ma da un potere che non ha più controlli, in cui anche un singolo pm, se arrabbiato con qualcuno, può distruggerlo. Su questo vorrei delle garanzie», dice chiaro. Il titolare della Difesa, commentando poi le diverse reazioni alle sue parole, aggiunge: «Mi rifiuto di credere che ci siano gruppi di persone della magistratura che potrebbero raggiungere un livello così basso e, considerandomi un nemico da combattere solo perché esprimo idee ed invito a riflettere, provassero ad inventare qualcosa per farmi male. Se ci fosse pertanto questo tentativo, il problema non sarebbe mio ma dell’Italia e della democrazia», dice chiaro. L’intervento di Crosetto preoccupa i dem: «L’incontinenza verbale del ministro della Difesa non ha più limiti e appare sempre più incompatibile con il delicato ruolo che ricopre. Le sue dichiarazioni hanno il suono dell’attacco a un potere dello Stato - punta il dito la responsabile Giustizia Pd Debora Serracchiani - Per la Presidente del consiglio va tutto bene?». «Non sono mai entrato nel merito, ma ho soltanto espresso un pensiero - replica prontamente Crosetto -  La carica pro tempore, che ricopro e onoro con serietà, non mi impedisce di avere opinioni e di esprimerle. In nessuna democrazia lo si impedirebbe. Sarebbe grave se non potessi farlo».

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