giustizia a orologeria
Giovanni Toti, un'inchiesta elettorale. Il giudice: arrestato perché si vota
Più che giustizia ad orologeria, quella ligure è un'inchiesta elettorale dichiarata. Perché il giudice che ha disposto i domiciliari per Giovanni Toti, mette nero su bianco che l'arresto è legato al pericolo che il governatore della Liguria possa mettere in atto quel sistema di favori in cambio dei finanziamenti al suo partito, regolarmente messi a bilancio, anche nella prossima kermesse per le Europee. Il gip di Genova, Paola Faggioni, lo scrive in un modo che non si era mai visto negli atti della magistratura. C'è «il pericolo attuale e concreto che l'indagato commetta altri gravi reati della stessa specie di quelli per cui si procede e, in particolare, che possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sé o per altri». Un'esigenza che il giudice non aveva ravvisato lo scorso dicembre, quando le richieste di custodia cautelare erano arrivate sulla sua scrivania. Firmate il 5 maggio, a un mese dalle elezioni. Né la Procura di Genova aveva mai chiesto limitazioni della libertà per Toti, nonostante, dall'apertura del fascicolo, il governatore abbia partecipato alle Politiche del 25 settembre 2022, oltre alle Amministrative di Savona del giugno 2021, alle Comunali di Genova del giugno 2022 e a quelle di Ventimiglia e Sarzana del maggio 2023.
Insomma, in 18 mesi a nessun magistrato era venuto in mente che andava fermato, seppure il gip ora sostiene che Toti, in concomitanza con i quattro appuntamenti per il voto, «pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori». E aggiunge che, «in alcuni casi era lo stesso Toti a chiedere esplicitamente il finanziamento, promettendo al privato comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli o addirittura ricordandogli "di aver fatto la sua parte» e quindi di aspettarsi conseguentemente una "mano" in vista delle elezioni». Il richiamo è ai presunti favori che il governatore avrebbe fatto ad Aldo Spinelli, imprenditore portuale ai domiciliari. In una sorta di "rapporto di corrispettività" che gli inquirenti avrebbero evinto da chiacchiere in barca, intercettate nei giorni in cui, secondo l'altra inchiesta di Perugia sul dossieraggio, il finanziere Pasquale Striano misteriosamente effettuava accessi alle banche dati su Toti, inviando i faldoni ai giornalisti. Tanto che i finanziamenti regolarmente registrati dal "Comitato Giovanni Toti- Liguria" come "erogazione liberale" e considerati invece dal gip il pagamento per i favori ricevuti, erano finiti sui giornali: 40mila euro, versati dagli Spinelli dopo cinque giorni dal rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse di Genova, approvato il 2 dicembre 2021.
Una concessione che il governatore, secondo l'accusa, avrebbe spinto attraverso Paolo Emilio Signorini, all'epoca presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e a capo del Comitato di gestione, composto da cinque persone, che ha dato il parere favorevole al rinnovo. Signorini, oggi ad di Iren e in carcere per una corruzione che va dai Cartier alle fisches al casinò di Montecarlo, era stato nominato il 2 dicembre 2016 dall'allora ministro delle Infrastrutture del Pd, Graziano Del Rio, e riconfermato all'Autorità il 29 dicembre 2020, dal ministro del governo Conte 2, la dem Paola De Micheli, d'intesa con Toti. Secondo le contestazioni, Signorini, su richiesta del governatore, avrebbe esercitato pressioni sui componenti del Comitato affinché rinnovassero la concessione agli Spinelli. Incassata la pratica, gli imprenditori avrebbero versato il finanziamento a Toti. «Il mio assistito ha sempre perseguito la Regione da lui guidata a tutela esclusivamente di interessi pubblici e non privati. Interessi del territorio perseguiti anche attraverso forme che hanno potuto indurre a equivoci ma che in realtà non hanno mai sconfinato in nulla di illecito», ha detto l'avvocato Stefano Savi. Domani Toti lo spiegherà nell'interrogatorio di garanzia.