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Agricoltura, l'intervista a Lollobrigida: “Modello Italia in Ue. Sulla peste suina in campo l'Esercito”

Dario Martini
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Il modello italiano sull’agricoltura, non più subordinato all’ideologia ambientale, è l’obiettivo che Francesco Lollobrigida intende perseguire anche in Europa. Soprattutto adesso che c’è la possibilità di cambiare rotta grazie al voto del prossimo 8 e 9 giugno. Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare traccia un bilancio di quanto fatto fino ad oggi e dei risultati ancora da raggiungere.

Ministro, il dl Agricoltura che avete approvato in Consiglio dei ministri pone fine all’istallazione selvaggia del fotovoltaico a terra. Perché era urgente e cosa cambia?
«Siamo convinti che la terra serva per produrre e non per speculare e che si debba sostenere la produzione energetica, compatibilmente con quella agricola. Proprio per questo il Governo Meloni ha voluto regolamentare in modo chiaro l’installazione dei pannelli fotovoltaici a terra e salvaguardare le aree destinate alla produzione agroalimentare. L’installazione selvaggia del fotovoltaico a terra è finita. Da oggi se si vuole produrre energia sulle arre agricole la si potrà fare solo con l’Agrisolare innovativo sospeso che consente la coltivazione. Ovviamente il divieto di pannelli fotovoltaici a terra riguarderà esclusivamente i terreni produttivi, escludendo ad esempio cave, miniere, aree in concessione a Ferrovie dello Stato e aeroporti, nella fascia autostradale e interne ad impianti industriali. Posso assicurare che non saranno in alcun modo messi in discussione i fondi del Pnrr».

Sono state introdotte norme anche contro la peste suina e per contenere la fauna selvatica. In cosa consistono e, soprattutto, bisogna preoccuparsi?
«Con le norme che abbiamo inserito nel Dl Agricoltura abbiamo voluto rafforzare le azioni da mettere in campo per contrastare ulteriormente la propagazione della PSA. Con le norme approvate in Cdm l’esercito è mobilitato in maniera più chiara in questa campagna di contrasto e la Protezione civile, qualora ne sussistano i presupposti, potrà intervenire in sostegno alle azioni che il Commissario riterrà opportuno prevedere. Parallelamente continuiamo a lavorare in Europa per favorire l’adozione di una normativa che differenzi in modo netto la gestione della fauna selvatica rispetto alle misure finalizzate alla sicurezza degli allevamenti. Puntare quindi sulla biosicurezza degli impianti, evitando che la presenza di un animale infetto, chiuda all’export o costringa l’abbattimento di migliaia di suini».

 



Come siete intervenuti economicamente a sostegno del settore?
«In questi mesi siamo intervenuti a più riprese per sostenere il comparto suinicolo. Tra gli interventi Masaf ricordo il riparto di 15 milioni di euro tra le Regioni interessate per interventi di biosicurezza e ulteriori 25 milioni di euro in favore delle aziende suinicole danneggiate dalle misure restrittive. Sono stati, inoltre, assegnati 3,5 milioni di euro alla struttura commissariale per rafforzarne la capacità di intervento straordinario. Nel decreto-legge approvato in Cdm abbiamo investito ulteriori 20 milioni di euro per garantire la salute degli animali e la tutela del sistema produttivo. (5 milioni di euro per il 2024 e 15 milioni di euro per il 2025). La Peste Suina Africana è un esempio che conferma la necessità della presenza dell'uomo come bio regolatore. Il Governo Meloni è in prima linea per contenere un fenomeno che potrebbe avere conseguenze negative per il settore suinicolo italiano e mettere a rischio l'export di uno dei nostri prodotti di eccellenza».

Pensa che dopo questi interventi rivedremo proteste come quelle dei trattori dei mesi scorsi?
«Gli agricoltori chiedevano solo di lavorare e creare ricchezza. La loro esasperazione, esplosa in forme particolarmente accese nel nord Europa, ha portato anche i meno sensibili all’argomento a doversi occupare di questo tema e, su proposta del Governo italiano, a portare la discussione in Consiglio europeo. Il nostro rapporto con il mondo agricolo è stato costante. Nessuna associazione di agricoltori italiana ha aderito alle mobilitazioni violente che si sono viste nelle altre nazioni. Chi ha strumentalizzato le iniziative degli agricoltori ha avuto esiti molto marginali. Oggi abbiamo un’Europa che ricomincia a trattare l’agricoltura col rispetto che le è dovuto. La Pac, così come era stata scritta sotto la spinta del Commissario socialista Frans Timmermans, aveva fatto prevalere la sostenibilità ambientale rispetto a quella economica e sociale, portando a scelte irrealizzabili. Oggi, finalmente, ci si indirizza verso il principio della produttività e si rimette al centro la garanzia di reddito per gli agricoltori».

Si è parlato di una discussione accesa con il collega Pichetto Fratin. È vero? E nel caso quali erano le divergenze?
«Quella con Gilberto Pichetto Fratin è una querelle che ha creato la stampa. Ne è dimostrazione il fatto che ieri il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica è sceso con me in conferenza stampa. Il Governo Meloni è coeso, c’è una omogeneità di visione per fare il meglio perla nostra Nazione. È normale nei diversi ministeri ci siano prospettive diverse e c'è bisogno di farle convergere in modo che siano più chiare possibili».

Come nelle ultime estati si riaffaccia il problema siccità, come state intervenendo?
«Nel Dl Agricoltura abbiamo guardato in termini strategici anche alle vicende legate alla siccità, un fenomeno non più emergenziale ma ciclico che colpisce l’Italia da oltre vent’anni. Con il decreto Siccità siamo intervenuti su alcuni nodi cruciali, con l’obiettivo di garantire l’efficacia dei sistemi idrici, aumentare la capacità di invaso e ridurre le dispersioni di acqua dalla rete. L’istituzione della Cabina di regia ha rappresentato un altro fondamentale passo avanti per la gestione e la supervisione degli interventi irrigui. Con le norme inserite nel Dl Agricoltura intendiamo potenziare ulteriormente le infrastrutture e migliorare l’efficacia del decreto Siccità dello scorso anno, con la definizione da parte del Commissario straordinario di un piano di interventi urgenti da sottoporre all’approvazione della Cabina di regia e da approvare entro il 30 settembre di quest’anno».

 



Tra un mese si vota, quali sono a suo avviso le tre priorità su cui intervenire nella prossima legislatura europea?
«Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiarito quali sono le linee guida che Fratelli d’Italia intende portare in Europa, a partire dalle questioni che vanno dall’immigrazione, all’energia, dalla politica estera alla famiglia. L’Europa ha bisogno di riprendere il suo cammino facendo proprio l'approccio intelligente adottato dall’Italia negli ultimi anni. Per quanto è di mia competenza, vogliamo un’agricoltura meno subordinata all’ambiente o, meglio, all’ideologia ambientalista. Perché laddove c’è attività agricola c’è un profondo rispetto dell’ambiente e tutela del territorio. Bruxelles ha cominciato a comprendere che l’agricoltura non è nemica dell’ambiente. Sarà necessario rivedere il concetto di una sostenibilità ambientale completamente slegata da quella economica. Non possiamo sacrificare interi settori produttivi per raggiungere la transizione green. Vanno rivisti tempi e modi».

È preoccupato per quanto accaduto in Liguria e l’arresto di Giovanni Toti?
«A me preoccupa qualsiasi arresto, ci mancherebbe. Abbiamo un’inchiesta, iniziata quattro anni fa, che si chiude a venti giorni dal voto. Aspettiamo l’esito del giudizio della magistratura, sulla quale abbiamo massima fiducia, auspicando, come è normale che sia, che le persone coinvolte possano dimostrare la propria estraneità ai fatti».

 

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