il filo rosso

Toti ai domiciliari a trenta giorni dal voto. E tornano i dossier di Striano

Rita Cavallaro

Un macigno giudiziario che scatena la bufera elettorale. Il governatore della Liguria Giovanni Toti, posto ieri mattina agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della procura di Genova, si dichiara sereno. «Siamo tranquillissimi», ha detto entrando nella caserma della Guardia di Finanza, che ormai da quattro anni indagava sul presidente della Regione per presunti favori a imprenditori in cambio del finanziamento al suo partito. E mentre la politica già dibatte sulla giustizia ad orologeria, rispunta uno strano filo rosso che porta di nuovo ai dossier Striano, lo scandalo dell'Antimafia al centro del fascicolo del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone. Il capitolo si tinge dunque di giallo. I fari investigativi su Toti si erano accesi il 22 gennaio 2020, quando la Fondazione Change, che fa capo al governatore, era finita nel mirino di Bankitalia per alcuni finanziamenti di un imprenditore delle discariche, ritenuti idonei a trasformarsi in Sos, segnalazione di operazioni sospette. Il primo settembre 2021 iniziano le intercettazioni ambientali e telefoniche sul governatore. E l'attività investigativa apre scenari che, per gli inquirenti, configurano un «rapporto di corrispettività» tra il governatore, manager e imprenditori. Una sorta di do ut des. Toti è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. Avrebbe ricevuto 74mila euro in versamenti al «Comitato Giovanni Toti - Liguria», altri 100 in contanti e varie promesse di finanziamenti a partito per quattro appuntamenti elettorali. In cambio si sarebbe attivato per gli interessi privati del gruppo di Aldo Spinelli, imprenditore portuale ed ex presidente del Genoa e del Livorno calcio, finito anch'egli ai domiciliari, mentre il figlio Roberto è stato colpito da misura interdittiva.

 

  

 

Per i due imprenditori, Toti si sarebbe impegnato a «trovare una soluzione» per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo da «libera» a «privata», di interesse degli Spinelli. Con l'aiuto dell'altro arrestato Paolo Emilio Signorini, già Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, il governatore avrebbe garantito agli Spinelli pure il rinnovo della concessione per trent'anni del Terminal Rinfuse di Genova, approvato il 2 dicembre 2021. Toti avrebbe ottenuto «da parte dell'imprenditore Spinelli Aldo», scrive il gip Paola Faggioni, «la promessa della successiva erogazione, seguita poi dall'effettiva erogazione - quale controprestazione, di somme di denaro a titolo di contributi destinati al "Comitato Giovanni Toti- Liguria"». Il 7 dicembre 2021, a concessione trentennale ormai deliberata «si aveva conferma dell’avvenuto perfezionamento degli accordi verbali intercorsi tra Toti e Spinelli già a partire dal 1 settembre 2021». La finanza ha contestato quattro accrediti, per un totale di 40mila euro. Eppure si tratta di fondi regolarmente dichiarati dal Comitato elettorale del governatore quali «erogazione liberale». Per l’accusa sarebbero invece la dimostrazione di quel «rapporto di corrispettività», ovvero il pagamento dei favori ottenuti. Sotto la lente due bonifici da 10mila euro l’uno, arrivati l’8 dicembre 2021, e altri due, della stessa cifra, ricevuti il 9.

 

 

Ed ecco il filo rosso con il caso Striano. Perché proprio in quel mese in cui venivano intercettati gli incontri in barca tra Toti, Spinelli e Signorini, risultano anche gli accessi al sistema analisti del finanziere coinvolto nell’inchiesta dossieraggio, il quale poi avrebbe trasmesso, come al solito, ai giornalisti i faldoni su Toti e alcune Sos. Articoli usciti proprio durante l'inchiesta, e menzionati dal gip nell’ordinanza, riportano la cifra esatta delle erogazioni liberali a favore del Comitato e la circostanza che quei finanziamenti fossero stati bonificati a cinque giorni dal rinnovo della concessione. Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore di Genova Nicola Piacente, è finito, tra i 25 indagati, anche il consigliere di amministrazione di Esselunga, Francesco Moncada, accusato di finanziamento illecito per il pagamento occulto di passaggi pubblicitari in vista delle comunale del 12 giugno 2022, a fronte dell’impegno di Toti a sbloccare due pratiche Esselunga, pendenti in Regione e relative all’apertura di due punti vendita a Sestri Ponente e Savona.