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Europee, già nessuno si fida di Schlein: il Pd si attacca a Vannacci

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Giuseppe China
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 Il paradosso è così evidente che costringerebbe il Partito democratico a ringraziare il generale Roberto Vannacci per aver accettato la candidatura all’Europarlamento offertagli dalla Lega. Il motivo è presto detto. In vista di giugno a largo del Nazareno e dintorni l’unico canovaccio ammesso per strappare qualche voto in più, a causa dell’assenza di un programma elettorale che si rispetti, consiste nell’attaccare a testa bassa il militare scelto dal leader del Carroccio Matteo Salvini. Protagonisti dell’offensiva vertici e cacicchi locali. A guidare il battaglione in via eccezionale, perché il segretario Elly Schlein perseverando nella sua impalpabilità ufficialmente nulla ha comunicato sull’adesione di Vannacci alla Lega, c’è l’ex leader Nicola Zingaretti. Circostanza dettata da puro calcolo elettorale, entrambi sono candidati dai rispettivi partiti nella circoscrizione Centro: il membro dell’Esercito come capolista (e in tutte le altre circoscrizioni ma non come numero uno) e Zingaretti in seconda posizione dietro Schlein che pur se eletta molto difficilmente andrà a Strasburgo.

 

«Sfiderò il generale nelle urne. È il simbolo della destra che rovina l’Italia. Vannacci afferma in un’intervista a Repubblica l’ex presidente del Lazio - bisognerebbe ignorarlo».

In casa Pd, però, resta una frase fatta, pura retorica. Anzi sembra che ci sia la fila per indossare la mimetica con cui sfidare Vannacci in una battaglia politica. L’ostilità manifesta accumulata nei mesi ha potuto trovare sfogo, grazie alla «complicità» di Salvini, a partire dallo scorso 25 aprile. Per i compagni un oltraggio quasi da corte marziale.

«L’annuncio della candidatura di Vannacci da parte della Lega nel giorno della Festa di Liberazione è un ulteriore schiaffo della destra di governo alla memoria e ai valori antifascisti. Orgoglioso di portare avanti - ha scritto in un messaggio su X il deputato dem Alessandro Zan, candidato nella circoscrizione Nord Ovest- in questa campagna elettorale idee esattamente opposte alle sue». Per i lettori più smemorati si tratta dell’onorevole che nel maggio 2018 ha presentato un disegno di legge sull’omotransfobia che non ha mai visto luce.

A mettere una pezza sul segretario a intermittenza Schlein ci ha pensato la sua fedelissima Chiara Braga che a proposito di Vannacci ha scritto: «Regala perle di razzismo in un’intervista in cui specifica di avere "ideali" che in larga parte coincidono con quelli della Lega. In Europa - si legge in un messaggio sui social network della capogruppo del Pd alla Camera - abbiamo bisogno di politica vera, non di parole che rimandano a tempi bui».

 

Oltre a un’inedita compattezza Vannacci ha innescato nel Pd un cortocircuito virale. Non si può definire in altri termini il post dell’account ufficiale del partito sul generale. Nel messaggio, oltre a specificare che «non faremo il suo nome», elettori e militanti vengono invitati a ignorarlo. Peccato che più di un utente abbia fatto notare con perfida ironia che questo era il modo migliore per pubblicizzare Vannacci. Vada sé che l’hashtag «#ignoravannacci» è subito entrato in tendenza, con il conseguente risultato di produrre decine di migliaia di interazioni digitali. Si trasformeranno in voti? Nessuno può dirlo. Intanto resta il fatto che il neo candidato della Lega ha involontariamente compiuto la missione più ardua: dare un programma al Pd.

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