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Antonio Tajani, l'intervista: "Il Patto di Stabilità si può migliorare"

Dario Martini
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L’astensione al Parlamento europeo sul Patto di Stabilità ha una motivazione semplice. «Quello che Forza Italia ha voluto dare è un segnale preciso: il Patto va migliorato». Il leader azzurro, Antonio Tajani, tocca tutti i temi caldi del momento, dalla corsa verso ilvoto del 9 giugno ai disordini nelle piazze 4 pro Palestina fino al recentissimo successo elettorale in Basilicata.

Partiamo proprio da qui. Ministro Tajani, Forza Italia ha ottenuto un risultato sopra il 13%. È un obiettivo da raggiungere anche alle Europee?
«Il grande successo di Vito Bardi in Basilicata è innanzitutto un suo successo: un uomo delle istituzioni, che per 5 anni ha guidato la sua regione con efficienza, onestà e offrendo risultati ai suoi cittadini. Eravamo convinti che avrebbe vinto anche questa volta, e lo avevamo ripetuto in mille modi ai nostri alleati del centrodestra. Grazie al lavoro di aggregazione di Forza Italia, siamo riusciti ad allargare i confini oltre la coalizione di centrodestra. E questo allargamento è stato possibile perché il nostro partito è percepito come una forza capace e rassicurante, in grado di guidare la regione Basilicata per 5 anni in maniera concreta e positiva. Aver superato il 13% è un risultato straordinario. Dopo anche l’Abruzzo è la dimostrazione che l’obiettivo del 10% alle Europee è assolutamente raggiungibile. Abbiamo dedicato questa vittoria a Silvio Berlusconi, perché a quasi un anno dalla scomparsa del nostro fondatore la sua realizzazione forse più importante, ovvero Forza Italia, continua a godere di buona salute nonostante qualcuno avesse fatto previsioni negative».

Il campo largo a destra, con Iv e Azione, ha funzionato. Sarà un modello da riproporre anche in altre tornate elettorali?
«In Basilicata il centrodestra si è dimostrato una coalizione unita e capace di mantenere il suo rapporto con gli elettori.
Nelle elezioni europee la legge prevede un sistema proporzionale: tutte le forze del centrodestra avranno un buon risultato e questo significherà rafforzare il governo. Forza Italia continuerà a rivolgersi a quell’elettorato di centro che si dimostra l’area del paese capace di spostare l’ago della bilancia in tutte le competizioni elettorali».

Lei si candida capolista alle Europee. Come risponde a chi dice che candidarsi senza poi andare a fare l’europarlamentare sia una presa in giro per gli elettori?
«Ho già fatto 5 campagne elettorali per il Parlamento europeo. Questa volta mi candido da segretario di partito innanzitutto per un motivo. In Europa ho rivestito il ruolo di parlamentare e presidente del Parlamento, sono stato vicepresidente della Commissione, adesso da ministro italiano partecipo alla terza istituzione della Ue, il Consiglio. Continuerò a lavorare per fare di Forza Italia il primo partito europeista del nostro paese. Bisogna essere europeisti in maniera concreta: noi siamo "specialisti in Europa", la Ue la conosciamo e sappiamo gestirla con equilibrio».

Salvini chiede meno Europa. Meloni la vuole cambiare? Lei con Forza Italia fa parte del Ppe che sostiene von der Leyen, è per la continuità?
«Al suo congresso di Bucarest il Ppe ha scelto Ursula von de Leyen come sua candidata alla presidenza della Commissione. In queste settimane è partita una campagna che mira a indebolire la sua candidatura, a indebolire lo stesso Ppe. L’Europa va condivisa e migliorata, per questo credo che il Ppe sarà ancora una volta determinante per le decisioni che si prenderanno dopo i risultati delle elezioni. Lavoreremo a un accordo politico per rafforzare la solidità della nostra Casa Comune Europa».

Si parla molto di Mario Draghi come nuovo presidente della Commissione. Lei sarebbe favorevole?
«Il meccanismo di selezione dei commissari e del presidente del Consiglio si potrà attivare solo dopo aver conosciuto i risultati delle elezioni e aver capito quale sarà il peso dei vari gruppi politici nel nuovo europarlamento. Mario Draghi è un grande italiano, Forza Italia ha appoggiato con convinzione il suo governo, al momento giusto verranno fatte le scelte migliori per l’Italia e per l’Europa».

Ministro, a Torino lei ha partecipato all’incontro degli addetti scientifici della ambasciate italiane nel mondo. Un gruppo di studenti ha provato a sfondare con la forza i cordoni della polizia, molti agenti sono rimasti contusi.
«Ho detto dall’inizio della crisi di Gaza che il Governo italiano avrebbe rispettato il diritto a manifestare di tutti. Non abbiamo vietato le manifestazioni pro-Palestina, abbiamo registrato qualcuno che inneggiava ad Hamas ma non abbiamo vietato le manifestazioni. Ma adesso vedo crescere nelle manifestazioni un livello di violenza, verbale e fisica, che è inaccettabile. Insultare volgarmente carabinieri e poliziotti, provocare con la forza gli agenti è controla legge, è contro ogni civile convivenza. Bisogna manifestare sempre nel rispetto delle regole, e rispettando lavoratori a cui lo Stato affida la sua sicurezza, e che il Governo rispetta e sostiene».

La Lega punta sull’Autonomia, FdI sul premierato. Qual è la vostra riforma in cui credete molto?
«La riforma della giustizia. Mi riferisco soprattutto alla separazione delle carriere, dobbiamo accelerare, ne ho parlato proprio oggi con il ministro Nordio. Ma teniamo anche al premierato, il grande sogno di Berlusconi. E siamo favorevoli all’Autonomia, ma vigileremo affinché ci sia equilibrio».

Dopo il caso Scurati, le opposizioni sostengono che la Rai non sia libera e ci siano rigurgiti di fascismo. Cosa ne pensa?
«Sono contro le censure, di qualsiasi tipo. Ognuno deve essere libero di dire ciò che vuole nella tv pubblica, ovviamente nel rispetto di tutti e senza insultare nessuno. E proprio per questo sono contrario anche a chi vorrebbe censurare una giornalista che parla di aborto solo perché ha un pensiero che qualcuno non condivide».

Come mai non avete votato il Patto di stabilità all’Europarlamento nonostante avesse avuto il via libera del governo?
«Non abbiamo votato contro. Ci siamo astenuti permettendo che venisse approvato. In questo modo abbiamo voluto mandare un segnale preciso: il Patto di stabilità può e deve essere migliorato. E lo potremo fare grazie alle elezioni con un nuovo Parlamento europeo e una nuova Commissione».

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