parola fine

Pd, Serracchiani e l’asse con Delrio: così è nato il blitz anti-Schlein:

Mira Brunello

Nessuno l’aveva vista arrivare, dopo 14 mesi di segreteria rischia che tutti la vedano andare via. Ci vuole genio, magari di particolare fattura, a complicarsi sempre la vita, e ad avvicinarsi costantemente sull’orlo del burrone. Si dirà che Elly Schlein aveva già dimostrato in precedenza una predisposizione naturale ai disastri, una sorta di pollice nero, eppure il film della drammatica (e gratuita) domenica del Pd racconta tante cose sull’attuale inquilina del Nazareno. Ad esempio il messaggino whatsapp mandato prima delle 8 del mattino della giornata incriminata dal prode Igor Taruffi (già noto in tutt’Italia per i suoi pasticci) in cui viene resa nota l’intenzione della segretaria del Pd di legare il suo nome al simbolo, poco più di due ore prima della direzione che quel nome e quel simbolo avrebbe dovuto approvare. In pratica Elly stringe un accordo di massima con Stefano Bonaccini, lei fa un passo indietro sulla candidatura in tutte le 5 circoscrizioni (capolista solo al Centro e nelle Isole), accetta il pacchetto completo della minoranza (compresa la candidatura di Lello Topo nel Sud), lui propone la pazza idea sul simbolo. Un accordo suicida per entrambi. Naturalmente un minuto dopo l’esposizione del Presidente dell’assemblea dem, il Pd esplode.

 

  

 

La prima a scagliarsi contro è l’ex presidente dei deputati Dem Debora Serracchiani, sempre in stretto contatto con il suo predecessore Graziano Delrio, che da tempo ha messo nel mirino la Presidenza dell’Emilia Romagna e che nella défaillance dei due, vede riaprirsi un varco per entrare tra i papabili. Così il senatore va in scia alla collega, e apre il fuoco amico contro Elly. Da Napoli intanto arriva l’anatema di Prodi: «Queste sono ferite della democrazia». Insomma un diluvio di no, non solo la minoranza, ma soprattutto Dario Franceschini, Andrea Orlando, Giuseppe Provenzano, i capi delle correnti che nel febbraio del 2023 l’appoggiarono. In poche ore Elly riesce a perdere la maggioranza bulgara che disponeva nel parlamentino dem, le restano accanto solo i fedelissimi, Francesco Boccia, ed il «graziato» Nicola Zingaretti che già si sente capo delegazione a Bruxelles, più qualche sardina di complemento (come Jasmine Cristallo inserita a sorpresa quinta nella circoscrizione Sud). Persino Lucia Annunziata, capolista al Sud, fa sapere la sua: «Sono in completo disaccordo, il nome nel simbolo è la trasformazione del PD in un partito personale». Per dire che l’improvviso dietrofront della segretaria è la presa d’atto di non avere più dietro il partito.

 

 

Così nel pomeriggio le agenzie lanciano un flash attribuito a fonti Pd: «Una proposta più divisiva che rafforzativa». Pochi minuti dopo, è la stessa segretaria Pd in una diretta Instagram ad annunciare: «Il mio contributo lo darò correndo in lista insieme alla squadra». Insomma il cognome scompare. Contemporaneamente si apre la grana relativa alla circoscrizione Isole. «Mi rammarica il fatto che questo impegno non abbia avuto la giusta considerazione da parte del segretario regionale e per questo, nelle prossime ore rifletterò sul da farsi», è il messaggio affidato ai social dall’eurodeputato uscente Pietro Bartolo, amareggiato per essere stato inserito in lista solo al numero quattro (dopo Nicita che è al secondo posto). Un allarme che costringe la segretaria a citarlo durante la stessa diretta Instagram: «Sono molto legata a Pietro Bartolo alle sue battaglie per i migranti». In pratica un altro pomeriggio di un giorno da cani per Elly, alle prese con il «Vietnam» Pd.